La qualità dell'aria nelle città italiane, in particolare nell'area della Pianura Padana, desta crescenti preoccupazioni per le ricadute sulla qualità della vita e della salute dei cittadini. Numerose sono le iniziative anti smog adottate dalle città per limitare le concentrazioni di sostanze nocive dell'aria, in particolare finalizzate a bloccare la circolazione dei veicoli inquinanti. Le automobili e le industrie, tradizionalmente considerati principali responsabili del problema, stanno però diventando sempre più sostenibili. Le emissioni derivanti da questi due settore sono infatti in calo, grazie all'adozione negli ultimi anni di politiche mirate e investimenti in tecnologie innovative. Il terzo fattore che figura tra le prime cause di smog, il settore del riscaldamento, al contrario non è stato oggetto negli ultimi anni di un'attenzione così forte finalizzata alla riduzione delle emissioni.
Pesa in particolare sul livello di inquinamento del riscaldamento il ruolo delle biomasse che, nonostante l'alta produzione di emissioni nocive durante il processo di combustione, sono state fortemente incentivate negli ultimi anni. La stessa Legge di Bilancio 2018, se sarà confermato il testo in esame, prevede la proroga degli incentivi per la produzione di energia da biomassa fino al 2020. Uno studio modellistico dell'ENEA, recentemente richiamato da Innovhub, Stazione Sperimentale della Camera di Commercio di Milano, ha evidenziato l'impatto negativo che le attuali politiche di de-carbonizzazione, basate anche sull'incentivazione dell'utilizzo delle biomasse, hanno sulla qualità dell'aria. In particolare negli ultimi anni, sempre secondo Innovhub, il contributo delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) è cresciuto molto, rappresentando il 18% contro meno del 5% di 10 anni fa, e fra queste fonti il contributo delle bioenergie, quali le biomasse, è dominante.
Innovhub, nel recente “Studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, GPL, gasolio e pellet ed effetto dell'invecchiamento” sottolinea come le emissioni di particolato (PM) generate dalle stufe a pellet sono di due ordini di grandezza superiori rispetto agli impianti a combustibili gassosi, mentre il particolato della legna da ardere è di tre ordini di grandezza superiori. Il comparto del gas richiama questi dati all'attenzione, ribadendo l'importanza di limitare l'incentivazione di fonti in grado di peggiorare la qualità dell'aria: “Spero che i risultati di questo nuovo studio scientifico possano costituire la base per i decisori politici affinché effettuino scelte consapevoli di politica ambientale, sanitaria e fiscale che scoraggino l'uso di combustibili inquinanti e valorizzino le fonti energetiche più pulite” commenta Francesco Franchi, Presidente di Assogasliquidi.