Oggi l'unico, vero, carburante “green” si chiama biometano da rifiuti, un metano di matrice biogenica, derivante dal processo di upgrading del biogas prodotto dalla digestione anaerobica della F.O.R.S.U., vale a dire la Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano. Il biometano da rifiuti si inserisce a pieno titolo, con un ruolo determinante, nel modello concettuale dell'economia circolare.
È evidente che la sola sostenibilità ambientale non sia sufficiente per attivare un cambiamento: è altresì necessaria la sostenibilità economica del modello di business. Rimandando ad altra sede l'analisi della redditività degli impianti di produzione, è nostro interesse comprendere se i fondamentali del mercato, domanda/offerta, drivers di sviluppo, siano solidi. Se insomma, la casa è costruita sulla sabbia o sulla roccia.
Non computando in partenza gli altri possibili feedstock di origine biogenica (biomasse agricole, sottoprodotti agricoli, fanghi di depurazione, scarti industriali, e sottoprodotti di origine animale) che rientrano nel ciclo produttivo di attività industriali esistenti di cui è difficile poter calcolare a prescindere l'impatto ambientale, analizzeremo solo numeri e tendenze relative alla produzione di biometano da Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano con codice CER 200108.
In base ai dati dell'ultimo rapporto redatto da Ispra, nel 2017 il volume complessivo derivante dalla gestione dei rifiuti urbani in Italia ammonta a 30.117.000 tonnellate.
Di queste, solo il 55,5% vengono differenziate (16.564.350 Ton). La ripartizione del quantitativo differenziato per tipo di rifiuto mostra che il 39,9% di questo è costituito dalla frazione organica. La frazione organica, a sua volta, è composta da: rifiuti avviati a compostaggio domestico (4%), rifiuti dalla manutenzione di giardini e parchi (28,5%) e rifiuti da cucine e mense (66,6%). Quest'ultimi (codice CER 200108) sono il feedstock per la produzione di biometano. Per 2.104.786 Ton (80,9% del volume totale trattato) vengono avviati a trattamento integrato aerobico/anaerobico, mentre per 1.916.716 Ton (47,4% del volume totale trattato) a compostaggio.
In Italia quindi nel 2017 sono state trattate circa 4 milioni di tonnellate di umido che rappresentano il potenziale del settore per la produzione di biometano.
Con un tasso di conversione di 150 mc di biogas a tonnellata tal quale di Forsu, secondo i nostri calcoli 4 milioni di tonnellate annue, interamente dedicate alla produzione di biogas (attraverso la digestione anaerobica) produrrebbero circa 600 milioni di metri cubi di biogas, che corrispondono a circa 360 milioni di MC di biometano, ovvero al 36% del metano erogato nel 2017 come carburante per autotrazione (fonte Federmetano).
Questo ci permette di affermare che, una importante decarbonizzazione del settore trasporti possa essere attuata grazie alla sostituzione di metano fossile con biometano, in un trend positivo di crescita della raccolta differenziata, immatricolazioni di auto a gas e lo sviluppo di infrastrutture quali impianti e distributori stradali. Un ruolo importante lo avrà il bioGnl, ovvero la liquefazione del biometano, di cui tratteremo prossimamente.
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