Il rafforzamento del business Upstream si trova tra i pilastri alla base della nuova strategia che muove e ispira le attività del cane a sei zampe. Per migliorare le sue performance, Eni ha trasformato e migliorato il suo modello esplorativo e lo ha applicato ai suoi progetti in giro per il mondo.
Dual exploration model
Si tratta di un approccio nuovo e orientato alla generazione cassa in anticipo rispetto ai tempi. La strategia denominata “ dual exploration model” si basa su un principio semplice: mentre si accrescono le riserve di idrocarburi si trae vantaggio dalla monetizzazione anticipata ottenuta vendendo quote di minoranza ad altri player. È quello che è successo, per esempio, con l'offshore del Mozambico e con il giacimento di Zohr, in Egitto.
Convertire rapidamente i successi esplorativi in valore economico
La rivoluzione è iniziata nel 2013 in Mozambico quando Eni ha ceduto alla compagnia petrolifera cinese China National Petroleum Corporation (CNPC) la partecipazione del 20% dell'Area 4 nell'offshore del Mozambico, rimanendo proprietaria del 50%. Così veniva inaugurato, in ambito esplorativo, un approccio nuovo e orientato alla generazione di cash flow, ovvero di liquidità, in anticipo rispetto ai tempi. Anche al netto delle cessioni la percentuale di produzione annuale rimpiazzata è comunque altissima. E il controllo e l'operatorship del giacimento rimangono a Eni.
Perché conviene il dual exploration model
· Costi di esplorazione bassi (negli ultimi tre anni il costo unitario del barile era meno di un dollaro, contro una media industriale di 6-7 dollari al barile)
· Riduzione degli investimenti
· Un incasso decisamente elevato
Questa la combinazione vincente alla base del dual exploration model che tra il 2014 e il 2017 ha permesso a Eni di incassare 9 miliardi di dollari dalle attività esplorative. Intersecando le fasi dello sviluppo e quelle esplorative il time-to-market è più rapido e i costi per trasformare le scoperte in produzioni sono ridotti.