Si torna a parlare di nucleare. E come tutte le volte, una preoccupazione assale molti: che presto diventi del tutto impossibile parlare di energia in generale, per il semplice motivo che, essendo tutti scesi in trincea, non c'è più nessuno ad ascoltare.
Lo sa bene, per restare all'ultimo ventennio, chi ricordi il 2009 e le polemiche sul ritorno al nucleare dell'ultimo governo Berlusconi, il fiorire di convegnistica e pubblicistica, gli scontri ancor peggiori dopo il disastro di Fukushima nel 2011 e quindi l'incandescente campagna referendaria, resa surreale dall'(inutile) tentativo del governo di scongiurare la sconfitta con un dietrofront normativo dell'ultimo minuto.
Fu in conclusione un enorme dispendio di forze privo di conseguenze pratiche, che distolse l'attenzione da decisioni che si sono rivelate negli stessi anni assai più produttive di (non sempre buoni) effetti concreti - si pensi al Salva Alcoa.
Per questo viene da rivolgere una preghiera, che tutto ciò non debba ripetersi, ai protagonisti del settore, istituzioni, imprese, associazioni, opinione pubblica.
Tra tutti in primo luogo al Governo, che dovrebbe riflettere bene prima di alimentare polveroni - e un accordo tra una società italiana a controllo pubblico (con vertice appena rinnovato, ma la firma è ancora del vecchio a.d. dimissionario) e il campione nucleare francese, che si offrono di riprendere il discorso interrotto nel 2011, potrebbe già sollevare un polverone non piccolo.
Peggio ancora poi se l'idea di un ritorno al nucleare si muovesse intrecciata a divisioni interne alla maggioranza, o anche solo con assenza di un adeguato coordinamento al suo interno.
Un esempio sembra andato in scena proprio nei giorni scorsi, col doppio botta e risposta (tutto interno al Mase) sul Consiglio energia di Stoccolma, tra la viceministra leghista Gava, inviata in Svezia e sbilanciata in dichiarazioni pro nucleare, e il ministro di Forza Italia Pichetto, costretto a mettere in chiaro - anche in Parlamento - che l'Italia non ha partecipato al tavolo UE sull'atomo, né lo farà prima di aver affrontato apertamente il nodo politico dei passati referendum. Il tutto anche se, aggiunge in corsa una recente mozione di FI, il partito è favorevole al nucleare.
L'energia e l'economia italiane hanno già davanti problemi e decisioni importanti; quali che siano le intenzioni, oggi più che mai servono serietà e misura. Distrazioni di massa, invece, non giovano a nessuno.