Era primavera. La guerra era appena incominciata. E noi sapevamo che o si sanzionava energia o non era sanzione; e però anche che la dipendenza era reciproca. La sanzione doveva (e deve) essere irreversibile; però anche, per non fare male a noi stessi, progressiva.
Era primavera. E Bruxelles si innamorò della sanzione, ed anche dell'onnipotenza d'Europa. E Bruxelles proclamò con baldanza che via sanzione prima di fine anno avremmo sostituito i 2/3 dl gas che importavamo dalla Russia. E che ce la potevamo fare, e che il conto l'avrebbe pagato il russo.
E' (quasi) autunno, e già facciamo a meno di quei 2/3. Però non li abbiamo sostituiti. E ci lamentiamo perché (nella versione corrente) le mauvais russe ci starebbe praticando a titolo di ricatto quello che noi gli avevamo minacciato a titolo di sanzione. La certezza è che a tagliar 2/3 (e oltre) di quel che arrivava dalla Russia il prezzo ci è esploso. All'inizio del 2021 eravamo a 20 Euro MWh, e oggi siamo oltre 250 (col russo che sogghignando profetizza che potremmo superare i 700). Non è scenario che Bruxelles ha ipotizzato¸ e la sua baldanza di allora ci comunica qualche sua difficoltà a misurarsi con le possibili dinamiche del mercato. E' errore in fondo comune anche alle burocrazie nazionali. Non vedono che l'abbandono del fossile non implica la progressiva eliminazione delle competenze fossili nelle strutture burocratico/amministrative, ma anzi impone per ordinare la transizione che quelle competenze si rafforzino. Sennò ti metti ad annunciare i 2/3, e ti ritrovi sulle montagne russe.
Un pezzo del fossile e in particolare del gas che chi annuncia non interiorizza è che i mutamenti della disponibilità dell'offerta sono di regola meno che istantanei. Il tema, o se volete il problema, è l'infrastruttura. Per portare gas sostitutivo del russo da Africa o Australia o Qatar o da dove volete devo prima liquefarlo; e un sostanziale aumento della capacità di liquefazione lo vedremo forse tra due/tre anni. Per importare gas liquefatto occorre capacità di rigassificazione; epperò i due rigassificatori comprati da Snam, ammesso che Nimby li lasci attraccare/ancorare, andranno in funzione al meglio uno l'anno prossimo e l'altro tra due anni. Per questo inverno non contateci. Idem per il gassoso. Sembra si stia finalmente decidendo di trasformare in tubo la cannuccia che via Pirenei consente oggi il flusso del gas dalla Spagna alla Francia; ma comunque anche se si fa è già ottimista pensare che arrivi in tempo per l'inverno 2023/2024.
E per quest'inverno? E se tardano nuove produzioni e infrastrutture per gli inverni prossimi? I modi classici per calmierare i prezzi ci sono noti. Distruggere domanda; o aumentare l'offerta. Il tedesco che tassa i consumi di gas cerca di distruggere domanda, e però anche di sostenere il proprio sistema industriale (in punto di costi dell'energia i tedeschi hanno da sempre cercato di salvaguardare la produttività delle imprese anche a scapito dei consumi delle famiglie; e noi in Italia il contrario). A questo livello di prezzi è comunque un tentativo di limitare i danni, anche in forma selettiva. La distruzione della domanda si cavalca in recessione; e comunque tu cerchi di distribuirla equitativamente la distruzione sempre qualche maceria sociale te la lascia. Per l'inverno la scenario ti si fa di razionamento (quando si comincia, che è già tardi?) e prezzi ciononostante al cielo (sperando che si smettano i sussidi generalizzati, che dall'inizio dell'anno i consumi elettrici ci sono addirittura aumentati rispetto all'anno scorso, e pagare a prezzo pieno magari aiuta la domanda a farsi un poco elastica).
E invece aumentare l'offerta? Tecnicamente in realtà una possibilità c'è. Già menzionarla però fa scandalo, e ti rende politicamente reprobo. Perché la possibilità si chiama Nord Stream 2, e quei tedeschi che ad esempio hanno cominciato sommessamente a chiederne l'apertura sono stati subito sepolti dalle critiche. Qui però, a seguire, qualche dubbio sulla sensatezza del criticare.
Riassunto delle puntate precedenti. Il russo taglia del 75/80% le forniture alla Germania accampando ragioni tecniche (la saga delle turbine tedesche cui le attuali sanzioni precluderebbero la manutenzione). Il tedesco si fa fotografare davanti alla turbina (con ciò peraltro testimoniando la presenza della turbina in Germania), nega i problemi tecnici e denuncia il ricatto. Il russo replica ribadendo l'impossibilità tecnica e rilancia. Se volete i volumi che non riesco a darvi via Nord Stream 1 ve li posso dare se aprite Nord Stream 2.
Ad oggi ufficialmente il gasdotto 2 non è stato aperto per ostacoli tedeschi di natura sia giuridica che politica (sullo sfondo sempre la possibilità o forse certezza che il problema tedesco abbia mandante americano; ma qui non rileva). I problemi giuridici attengono essenzialmente alla sottoposizione del settore tedesco dell'infrastruttura alle regole di unbundling di cui alla Direttiva Europea 2019/692 (sul che pende un ricorso). Operativamente peraltro il gasdotto ce lo dicono di fatto completato (95%) e pronto all'avvio. Se questo fosse vero, ne seguirebbe che Nord Stream 2 è l'unica infrastruttura che può evitarci o almeno attenuarci per il prossimo inverno una copiosa distruzione di domanda.
E dire al russo che la vogliamo aprire? Raffica come accennato di obiezioni, e forse imprecazioni.
La prima è che così ci riconsegniamo alla dipendenza. In realtà non siamo dipendenti dall'infrastruttura, ma dal gas che ci scorre dentro. Nulla ci vieta di limitare l'importazione dalla Russia ai volumi contrattuali esistenti, con divieto di importazione di volumi aggiuntivi sia da contratti spot che da contratti long term. Non c'è nulla che ti impedisca di aprire un tubo e poi limitare progressivamente i volumi che ci passano. Non ci riconsegniamo per il fatto di aprire; ma solo eventualmente per come gestiamo i flussi dopo l'apertura.
La seconda è “politica”. Così cediamo al ricatto russo, e entriamo in conflitto con l'alleato americano. E però se sono alleato e non feudatario della mia sicurezza energetica dovrei forse poter decidere in autonomia. E soprattutto. Siamo sicuri che al russo faccia piacere che noi si “ceda”?
Il russo oggi grazie all'andamento del prezzo incassa di più dell'anno scorso dandoci un quinto del gas che ci dava allora. E anche, nella sua guerra alle sanzioni, via prezzo trasforma in parte le nostre sanzioni in autosanzioni. Via gas a 230 euro fertilizza inflazione e recessione in territorio nemico. Proietta l'inverno che ci si profila, e per dirla in eufemismo non è dispiaciuto dalla proiezione. Non c'è da essere certi che sia ansioso di un cambiamento di regime.
Dopo lo schizzo di prezzo all'inizio della guerra, quando si è visto che le consegne alla Germania si mantenevano stabili è in buona parte rientrato. Da metà marzo a metà giugno il prezzo si è mantenuto in oscillazione intorno ai 90/100 Euro. Ragionevolmente, l'annuncio che le forniture ritornano ai volumi d'antan il prezzo dagli oltre 250 di oggi dovrebbe riportarlo almeno lì. Che dal punto di vista del russo, se vero significherebbe che ci consegnerebbe il triplo (arrotondo) dei volumi che ci consegna oggi incassando uguale. Sicuri che su Nord Stream 2 non bluffi?
Aprendo all'apertura se il russo acconsente ci passa l'inverno. E se non acconsente sarà inverno di inflazione e recessione, ma almeno per quanto magra sia la soddisfazione vediamo il bluff.
Una petizione per aprire Nord stream 2 sembrerebbe perciò win-win. Eccetto che forse il russo si rigiocherà il gambetto di turbina e troverà ragioni tecniche ed amministrative che gli rendono impossibile cominciare in tempo per l'inverno. Ed eccetto che quasi certamente anche in contrapposizione ad un'eventuale apertura tedesca Bruxelles potrebbe invocare (l'ostacolo giuridico…) la necessità di un'approvazione da parte della Commissione togliendo così anticipatamente di imbarazzo il russo.
Altre alternative per aumentare l'offerta per l'inverno che viene peraltro non se ne vedono; e provarci dunque e comunque non nuoce.