I segnali di fumo del “petrolio Italia”, di cui parlavamo un mese fa (v. Staffetta 07/09), hanno avuto una plastica rappresentazione a Verona, in occasione della manifestazione Oil&nonOil chiusasi ieri. Tra ritiro delle società petrolifere dalla rete, polverizzazione del mercato, ricerca di nuovi assetti e prospettive per la mobilità del futuro.
Purtroppo però, nel rendere conto della tre giorni di Verona, ci tocca partire ancora una volta dal capitolo frodi. Il fenomeno è stato definito “dilagante” dai rappresentanti della Guardia di Finanza; sono emersi, una volta di più, i limiti dell'impianto normativo costruito con le ultime due leggi di Bilancio; sono emerse le numerose eccezioni che ne minano l'efficacia; è emersa la sostanziale impunità di cui, ancora, gode chi opera attraverso pratiche illecite.
Si è parlato delle “warning letter”, le lettere di avvertimento che dal 2017 l'Agenzia delle Entrate invia a soggetti che cedono a falsi esportatori. Di queste warning letter si è saputo poco o nulla in questi quasi due anni di applicazione. Chi le riceve, essendo in affari con presunti evasori, non ha ovviamente alcun interesse a renderle pubbliche. E così resta tutto sotto coperta, in attesa di un eventuale dibattimento in cui far valere la prova della consapevolezza di un acquisto fraudolento. Ma, facendo salva la necessità della riservatezza per eventuali indagini in corso, non sarebbe utile una sanzione pubblica per chi si accompagna a tipi poco raccomandabili? Magari attraverso la notifica pubblica di queste lettere?
Sono titubanze e reticenze come queste che lasciano un po' l'amaro in bocca, nel momento in cui – giustamente – ci si scandalizza per la tracotanza di operatori quanto meno border line, tuttora in forte espansione sul mercato.
Oggetto delle lettere di avvertimento dell'Agenzia è stata tra l'altro la Max Petroli Italia, presente in fiera con un grande stand che ospitava una Ferrari “edizione limitata” e che era presidiato da Lele Mora, l'ex agente delle star. La società fa capo alla famiglia Di Cesare ed è legata alla vecchia Europetroli di Sergio Di Cesare, scomparso lo scorso agosto, che era stato arrestato nel 2015 per contrabbando di prodotti ed evasione d'accisa (v. Staffetta 26/06/15). La Max Petroli è ora in mano alla figlia venticinquenne Virginia Di Cesare, e a curarne l'immagine è da due anni, appunto, Lele Mora, in quanto amico della vedova Di Cesare, la cantante Anna Bettozzi, in arte Anna Bettz. “È un modo come un altro per stare vicino a un'amica”, ci ha detto Mora. Aggiungendo: “io di petrolio so tutto: da parecchi anni faccio affari con tante società importanti con la Somo”, società petrolifera irachena. Affari in che senso?, gli abbiamo chiesto. “Commerciali”, ci risponde con naturalezza. “Lavoro col Kurdistan, col crude oil. Ed ero anche molto amico di Chavez: la Pdvsa era una società magnifica”. Gli chiediamo se sa che la società è “chiacchierata” nel settore. “Sì”, risponde, “ma adesso Sergio è mancato e ha lasciato tutto alla moglie che sta pagando tutti i debiti”.
Tornando alle sfide sull'assetto del settore, a fronte della presenza di rappresentanti UP ai tavoli su frodi, metano, biometano, diesel e mobilità elettrica – cioè su tutti i fronti su cui si gioca il futuro prossimo – e mentre il presidente Spinaci era (giustamente) impegnato a Milano all'Energy Week del Wec sui macro temi come il futuro della mobilità, erano totalmente assenti – per quanto ci consta – le società petrolifere. Quali società, d'altronde? Unica eccezione Eni, presente al convegno sul GNL con Massimo Prastaro. Un comparto – il GNL auto – in cui il Cane a sei zampe è stato pioniere. Ma questo è quanto.
Proprio quello sul GNL è stato il convegno più affollato, come sempre da un paio d'anni a questa parte. Chiunque nel settore capisce che si tratta di un'opportunità di business concreta e attuale, per quanto relativamente limitata.
Discorso opposto per quanto riguarda le colonnine elettriche, il cui evento, pur sufficientemente partecipato, sconta come altre volte il fatto che la prospettiva del comparto è ancora poco chiara. Soprattutto, non è ancora un business ma una faccenda che riguarda l'immagine, il posizionamento, la creazione di un mercato e di un cliente che ancora non esistono.
Discreta la partecipazione all'evento sui nuovi protagonisti della rete e sulle modalità di aggregazione. Proprio su questo fronte sembra iniziare a muoversi qualcosa di concreto: i convenzionamenti “leggeri” proposti da Costantin attraverso una carta carburanti “potenziata” e personalizzabile con i “mille marchi” indipendenti; l'iniziativa della Forini con il marchio 1Q; l'attivismo del gruppo giovani di Assopetroli. Sembra dunque iniziare a produrre qualche frutto la consapevolezza ormai chiara che il ritiro delle compagnie dall'ultimo anello della filiera è qualcosa di definitivo. E che il fardello del governo della rete sta tutto sulle spalle dei retisti, chiamati a creare nuovi standard e nuovi modelli.
Una “crisi”, un momento di cambiamento, che racchiude dunque grandi opportunità. Due ultime notazioni sul contesto politico. Deve ancora arrivare dal Governo un segnale chiaro sulle intenzioni nella lotta alle frodi. Non vorremmo che il clima di “pace fiscale” facesse l'effetto della pesca a strascico, portando con sé le buone intenzioni tradotte nelle norme degli ultimi anni. Infine, non giova certo al settore che al ministero dello Sviluppo economico non sappiano ancora chi è il referente politico per i carburanti. Le deleghe pubblicate in Gazzetta non sono chiare sul punto. Andrea Cioffi, interpellato dalla Staffetta, ha risposto che “è uno degli aspetti su cui stiamo lavorando”, che la rete carburanti è “a cavallo tra me e Crippa”, per cui “adesso lo vediamo chi lo fa”. Vedremo.