Un mondo vivace e variegato che però deve ancora crescere dal punto di vista della sostenibilità nel tempo delle iniziative imprenditoriali: una su cinque non sopravvive dopo la fase di avviamento. Un'analisi di Giusy Massaro, Research Fellow I-Com, e Antonio Sileo.
Sarà perché il mondo pare cambiare più in fretta di prima, sarà per l'andamento dell'economia che resta asfittico sarà perché l'innovazione quasi sempre fa anche scena ma si parla sempre più di start-up.
Un'attenzione invero giustificata anche da quadro normativa organico – la cui cornice è data dalla legge 221/2012 – volto a favorire la nascita e la crescita dimensionale di nuove imprese innovative ad alto valore tecnologico.
Un quadro che si va arricchendo sempre più come dimostrano le diverse norme contenute dell'ultima legge di bilancio dedicate alle startup e alle Pmi innovative: dall'esonero dell'imposta di bollo, agli incentivi per investimenti, innalzati sino al 30%, passando per il rinnovo degli strumenti di super ammortamento e l'introduzione dell'iper ammortamento per beni strumentali.
Norme che certamente potranno contribuire a conservare un trend di crescita senz'altro buono: secondo i dati del Mise da settembre 2015 a settembre 2016, il numero delle persone complessivamente coinvolte nelle start up innovative è cresciuto del 44,8%, passando da 24 mila unità a quasi 35 mila unità.
Un risultato a cui hanno contribuito anche le start up che si occupano specificatamente di energia. Ma dove si trovano queste nuove aziende?
In generale, il fermento in ambito energetico si conferma concentrato nelle due regioni tipicamente più dinamiche a livello imprenditoriale, ossia Lombardia ed Emilia Romagna, che da sole ospitano quasi un terzo delle start-up complessivamente attive nel settore (dati InfoCamere).
Passando dai valori assoluti (v. Figura 1) a quelli relativi, tuttavia, ad attirare l'attenzione sono Trentino Alto Adige, Marche e Valle d'Aosta, sul cui territorio, per ogni milione di abitanti, sono presenti, rispettivamente, circa 45, 36 e 31 start-up innovative in ambito energetico (v. Figura 2). Per rendere ancor meglio l'idea, queste sono regioni che registrano un'incidenza di start-up sul totale nazionale doppia rispetto all'incidenza di popolazione residente o imprese attive: in altre parole, in Trentino Alto Adige, ad esempio, risiede meno del 2% della popolazione italiana nonché delle imprese attive sul territorio nazionale, mentre oltre il 4,5% delle start-up energetiche ha sede proprio in questa regione. Non è poco se si pensa che, invece, in regioni come Lombardia e Piemonte l'incidenza relativa è sostanzialmente allineata: circa il 18% sia delle imprese attive che delle start-up energetiche ha sede in Lombardia, mentre in Piemonte risiede circa il 7% della popolazione, delle imprese e delle start-up energetiche.
Un aspetto di fondamentale rilevanza quando si analizza l'ecosistema delle start-up ha è la loro capacità di sopravvivenza.
Friuli V.G., Valle d'Aosta e Umbria si distinguono tra le regioni italiane per avere un numero di start-up ad elevato valore tecnologico in ambito energetico superiore alla media nazionale – rispettivamente 29, 31 e 28 imprese ogni milione di abitanti – e, al tempo stesso, un tasso di mortalità più basso, in certi casi nullo: questo è vero per Umbria e Valle d'Aosta, dove nessuna delle start-up energetiche attive a giugno dello scorso anno è uscita dal mercato nel corso del successivo semestre. La Lombardia, leader indiscusso in questo campo, con le sue 188 start-up energetiche (circa il 18% del totale nazionale), si mantiene sul livello medio nazionale, con poco meno di 19 per ogni milione di abitanti ed un tasso semestrale di mortalità del 5,7%. Tra i cosiddetti Worst Performers – ossia la categoria di regioni caratterizzate non solo da una scarsa presenza di start-up ma anche da tassi di mortalità superiori alla media nazionale – troviamo solo la Campania, che mostra ancora una scarsa propensione ed un terreno poco fertile per la formazione di nuove (ed innovative) realtà imprenditoriale nel settore energetico: sono 69 le start-up energetiche presenti sul territorio campano a chiusura del 2016 (circa 12 per ogni milione di abitanti), ma quasi il 7% di quelle esistenti solo 6 mesi prima risultano essere uscite dal mercato.
Se la vivacità è senz'altro un bene resta però pregnante la questione della sostenibilità nel tempo, ovvero la capacità di queste nuove realtà di restare con successo in un mercato. Fronte su cui molto ancora c'è da lavorare se in regioni come Emilia Romagna e Marche – dove certo non mancano storica vocazione e conclamata capacità imprenditoriali – quasi una impresa ogni cinque non riesce a sopravvivere dopo le fasi iniziali di avviamento.