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Politica energetica nazionale
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Fotovoltaico, il nodo degli sviluppatori

Col surriscaldarsi del mercato delle autorizzazioni cresce l'insofferenza delle utility

Da qualche tempo la Staffetta registra una crescente insofferenza degli operatori elettrici verso gli sviluppatori di progetti fotovoltaici (v. Staffetta 29/04/22 e v. Staffetta 26/05). Comprare le autorizzazioni – come finora hanno fatto tutti – è diventato troppo costoso, e a volte si rischia di acquistare progetti pessimi. L'aumento esponenziale di “impianti di carta” porta, a cascata, una serie di problemi: dalla saturazione virtuale della rete alla saturazione reale della capacità delle amministrazioni, che si trovano di fronte a una mole immensa di progetti, fino all'aumento dei costi dei terreni.

Finora, però, queste riflessioni erano rimaste confinate ai convegni specializzati. Domenica invece Renato Mazzoncini, amministratore delegato di una delle prime utility elettriche italiane, lo ha detto chiaramente a Repubblica: il ritardo sugli obiettivi al 2030 “non è solo una questione di autorizzazioni. Per esempio: chiunque può presentare domanda per un impianto, anche fosse il più grande mai realizzato in Italia, senza alcuna garanzia sulla capacità tecnica e finanziaria di poterla realizzare. Mancano, in sostanza, valutazioni sulla qualità dei progetti. Ma solitamente non si partecipa a gare pubbliche senza dare garanzie, industriali ed economiche. In realtà, più che operatori a fare domanda spesso sono sviluppatori che si preoccupano di avere un'area disponibile e mettono poi in vendita, di fatto, la domanda presentata e il preventivo di connessione. Questo ha creato un mercato delle autorizzazioni che finisce per incidere anche sul costo totale del progetto e sul prezzo dell'energia finale. Oltre a rallentare tutto il sistema: al di là dei ritardi burocratici, va detto che gli uffici tecnici di Comuni, Province e Regioni sono alle prese con una mancanza di norme certe che permettano loro una preselezione dei progetti”.

Dichiarazioni che fanno pensare che, come altri operatori, A2A si sia scottata su un mercato che già da tempo era surriscaldato: due anni e mezzo fa, infatti, Mazzoncini teorizzava che l'obiettivo di A2A non fosse puntare sullo sviluppo di capacità da zero, quanto sull'acquisizione di “piattaforme” di sviluppo di progetti rinnovabili già dotate delle necessarie competenze (v. Staffetta 21/01/21), mentre un anno dopo l'utility milanese comprava lo sviluppatore Volta Green Energy (v. Staffetta 27/12/21).

La Staffetta racconta da oltre un anno di un mercato delle autorizzazioni per il fotovoltaico “in ebollizione” (v. Staffetta 04/02/22 e v. Staffetta 25/11/22). A fronte di obiettivi climatici che aumentano costantemente, i terreni ben esposti e poco produttivi, così come la capacità di rete, diventano via via un bene più scarso, facendo lievitare il costo dei progetti autorizzati e delle soluzioni di connessione approvate da Terna. Si potrebbe certamente, come propone Mazzoncini, chiedere “garanzie, finanziarie ed economiche” agli sviluppatori, ma questo sarebbe più compatibile con un sistema di “gare pubbliche” come quello evocato da Mazzoncini. Gare pubbliche che, al momento, non esistono. Per ora, le valutazioni sugli sviluppatori o sul costo dei progetti spettano solo al mercato, e non al ministero e agli enti locali già oberati di lavoro.



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