La bufera sui carburanti – ancora tutt'altro che placata – ha oscurato una serie di notizie di primo piano che si sono susseguite nella settimana nel settore energetico. Notizie che vale la pena riepilogare, con un paio di riflessioni finali sul momento dell'energia. In particolare sul fatto che siamo in una fase di “tregua” sui prezzi (del gas e dei carburanti), ma che ancora non è il momento di rilassarsi.
Lunedì è arrivato il decreto con le modalità operative per entrare nell'elenco dei venditori di elettricità autorizzati e per la sua gestione. Provvedimento atteso dal 2017 e trascinatosi per anni per via delle spinte contrapposte su dove tracciare il confine di una necessaria ma ragionevole selezione all'ingresso.
Martedì il Mase ha pubblicato il decreto direttoriale sugli incentivi alla produzione di biometano. Il Gse ha subito dopo pubblicato il primo bando per l'assegnazione degli incentivi che si aprirà il 30 gennaio. Provvedimenti anche questi molto attesi dal settore, che possono dare una grande spinta a un carburante rinnovabile, a km zero e che non necessita di particolari investimenti in infrastrutture, essendo “ospitato” da quelle del gas, come rimarcato ieri anche nel nuovo Piano strategico Snam.
Sempre martedì – giornata particolarmente intensa – Confindustria Energia ha presentato la terza edizione dello studio sulle infrastrutture e gli investimenti. Un appuntamento ormai istituzionale, che serve anche a tastare il polso del settore energetico nelle sue diverse articolazioni e nel suo rapporto con la politica e la regolazione.
Tra i numeri della settimana, da ricordare le elaborazioni della Staffetta sui dati preliminari di Terna sulla decisa frenata dei consumi elettrici nel secondo semestre 2022, che ha riguardato in modo particolarmente grave il settore industriale, i dati annuali del Gme sulla borsa e quelli dell'Anfia sulle immatricolazioni dei mezzi pesanti, con il crollo dei tir a Gnl e la tenuta degli autobus a metano.
Sul fronte delle rinnovabili è l'offshore a tenere banco. Da segnalare l'accordo di Eni con Simply Blue per realizzare impianti eolici galleggianti in Italia. Di particolare interesse il fatto che Simply Blue ha stretto accordi con più di una compagnia petrolifera e tra i suoi obiettivi ha anche la produzione di e-fuel con l'idrogeno da eolico. Continuano intanto ad arrivare copiosi i progetti di eolici in mare alle capitanerie di porto, ma questa settimana ha fatto notizia soprattutto il progetto della norvegese Fred Olsen di un impianto fotovoltaico al largo delle coste abruzzesi.
Veniamo infine ai prezzi. Il polverone politico sui carburanti è arrivato dopo tre mesi di calo praticamente ininterrotto dei prezzi alla pompa. Anche per questo, nonostante il ritorno all'accisa piena, i prezzi sono ancora lontani da un livello insostenibile. Il problema è che di elementi rialzisti ce ne sono, e il panorama potrebbe dunque cambiare. Se l'economia cinese tornasse a tirare, si andrebbe ad aggiungere ad altri fattori “rialzisti”, come il basso livello delle scorte, l'embargo sui prodotti raffinati russi che entrerà in vigore il 5 febbraio e la scarsa capacità di raffinazione a livello mondiale, che già ardono come brace sotto la cenere. E allora l'accisa mobile, come modificata e “semplificata” nel decreto Trasparenza, potrebbe tornare utile. Tanto più che l'Aie prevede una domanda petrolifera record nel 2023.
Discorso analogo sul gas e power, su cui la circostanza che il sistema non sia andato in crisi questo inverno, come pure era possibile, sta alimentando una narrazione “vittoriosa” abbastanza fuori luogo. Se il sistema ha retto è certo grazie a una pronta diversificazione dalla Russia verso il Gnl e altri Paesi e alle misure di contenimento dei consumi, ma anche per la fortuna di temperature miti, per gli stoccaggi riempiti a carissimo prezzo e per una quota non certo piccola di distruzione di domanda. I prezzi hanno ripiegato, sì, ma sono ancora multipli di quelli a cui le nostre economie erano abituate da anni e un ritorno della concorrenza dell'Asia per il Gnl da cui in questo momento dipendiamo moltissimo può cambiare il quadro in ogni momento.
Nell'elettrico contenere i consumi di gas ha obbligato l'Italia a bruciare carbone e gassificare bitume a livelli che non si vedevano da anni, con inevitabili ripercussioni sulle emissioni - e anche così le centrali a gas hanno dovuto lavorare assai più di quanto avremmo voluto, per compensare la crisi dell'idro.
Un momento di verità c'è stato quando il vice cancelliere tedesco Habeck ha fatto giustizia di tutte le chiacchiere sulla speculazione, dicendo chiaramente che questa estate la Germania – ma con lei anche l'Italia e gli altri grandi paesi consumatori di gas – ha “distrutto il mercato” pagando qualunque prezzo pur di riempire gli stoccaggi. Aggiungendo, rispondendo a una domanda della Staffetta, che proprio il fatto di avere gli stoccaggi pieni è uno degli elementi alla base dell'attuale calo (relativo) dei prezzi.
In conclusione: i prezzi scendono, ok, ma c'è ancora poco da stare allegri.