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Bollette gas, operatori e Confindustria critici sugli “sconti regionali”

Lettera di Aiget, Assogas, Energia Libera e Utilitalia alle Regioni: preoccupa moltiplicarsi di iniziative come Basilicata, meglio agire fuori bolletta. “Legge Puglia nata male”

La norma della Basilicata per lo sconto in bolletta ai residenti della Regione non solo presenta complessità attuative onerose e difficilmente compatibili con una rapida attuazione, ma sta rischiando di innescare emulazioni in altre Regioni, frammentando il mercato finale. Lo scrivono Aiget, Assogas, Energia Libera e Utilitalia in una lettera inviata lunedì alla Regione Basilicata, alla Conferenza delle Regioni e per conoscenza Mite, Arera, Antitrust e AU, in cui esprimono preoccupazione e invitano a perseguire meccanismi di sostegno ai consumatori che siano mirati sui soggetti più bisognosi e non passino per la bolletta.

“L'attuazione della misura – scrivono le associazioni - pone notevoli complessità implementative per gli operatori della vendita, poiché determina giocoforza la necessità di adeguare anche i sistemi informativi utilizzati per la fatturazione. Gli aggiornamenti operativi richiedono peraltro, oltre ad un onere economico aggiuntivo, tempistiche di fatto non brevi e assai difficilmente compatibili con una rapida attuazione dell'iniziativa”.

Le imprese esprimono quindi “preoccupazione legata all'eventuale moltiplicarsi di simili procedure regionali da parte di altre amministrazioni, cosa che rischierebbe di rendere oltremodo complessa, onerosa e frammentata la gestione dell'intera clientela delle società di vendita di livello nazionale. Anche per questo motivo riteniamo che le modalità operative di ogni similare intervento di supporto debbano essere il più possibile omogenee e compatibili a livello nazionale e coordinate con il quadro di riferimento operativo ed amministrativo nazionale”.

Meglio ancora, aggiungono Aiget, Assogas, Energia Libera e Utilitalia, sarebbe che tutte le iniziative di sostegno per i consumatori, “anziché agire direttamente sulle componenti di prezzo dell'energia” fossero “più opportunamente indirizzate, al di fuori dalla bolletta e in misura indipendente dai consumi energetici, ai segmenti della popolazione esposti alle maggiori difficoltà. Al di là delle migliori intenzioni ed anche dell'apposizione di possibili vincoli a contorno – notano infatti - l'azzeramento del costo della materia prima costituisce un implicito incentivo ai consumi, laddove è invece urgente promuovere esplicitamente una riduzione della domanda, anche in linea con i più recenti orientamenti degli organismi comunitari”.

Un segno di un possibile moltiplicarsi di iniziative simili è venuto nei giorni scorsi da una legge, approvata il 20 ottobre dal Consiglio regionale della Puglia, che impone l'obbligo di destinare alla riduzione delle bollette gas dei pugliesi un 3% del valore del gas che transita sul territorio della Regione dal gasdotto Tap, che porta in Italia circa 10 miliardi di mc all'anno di gas azero.

L'iniziativa, in questo caso aggiunge alle difficoltà applicative del caso lucano anche una preoccupante somiglianza con la famigerata “tassa sul tubo” della regione Sicilia che un ventennio fa (v. Staffetta 27/03/02) innescò un contenzioso durato molti anni e conclusosi con l'annullamento definitivo della norma da parte della Corte di Giustizia UE (v. Staffetta 08/02/08).

Già nei giorni scorsi gli uffici tecnici della Regione nell'analisi tecnico normativa della norma avevano segnalato diversi profili di possibile incostituzionalità. Ieri poi a criticare la norma è stata Confindustria Puglia, in teoria interessata a uno sgravio sui costi dell'energia ma fortemente negativa sul testo approvato dal Consiglio.

In una nota le imprese parlano di una “legge nata male”. “Il testo discusso in Consiglio era diverso nei contenuti rispetto a quello sul quale abbiamo potuto formulare osservazioni. È un modus operandi, questo, inaccettabile che denota scarsa considerazione di un tessuto produttivo così importante per la nostra regione. L'articolato della legge non è coerente con il quadro normativo nazionale e presenta profili di incostituzionalità. L'appello di Confindustria Puglia è rimasto inascoltato – ha commentato il presidente degli industriali pugliesi Sergio Fontana - e oggi abbiamo una cattiva legge oltre che un'occasione persa per valorizzare i territori e le comunità locali coinvolte di criticare”.

Alle dichiarazioni di Fontana, riporte oggi dal Nuovo Quotidiano di Puglia, ha replicato polemicamente oggi il consigliere Pd Fabiano Amati, promotore della norma, commentando che "dagli industriali pugliesi mi aspetto di essere aiutato ogni giorno, piuttosto, nella battaglia per il raddoppio Tap, il gasdotto Poseidon, i serbatoi GNL, il rigassificatore offshore (...) altro che polemiche".

Amati afferma che la legge troverebbe fondamento nel comma 4, art. 1 della legge Marzano 239 del 2004, che affida a Stato e Regioni il compito di garantire un "adeguato equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture energetiche (...) prevedendo eventuali misure di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale qualora esigenze connesse agli indirizzi strategici nazionali richiedano concentrazioni territoriali di attività, impianti e infrastrutture ad elevato impatto".



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