La guerra in Ucraina ha fatto salire ancora i prezzi del gas già alle stelle, allontanando la prospettiva di un loro calo nel prossimo futuro, aggravando ulteriormente le nostre bollette e rimpinguando le casse con cui Mosca finanzia l'aggressione. L'Europa cerca faticosamente contromisure, ragionando su tetti di prezzo e sanzioni, ma avrebbe una soluzione magari parziale ma decisamente più semplice e a portata di mano, nota Massimo Nicolazzi in un articolo pubblicato il 13 maggio sul sito di Ispi: raffreddare l'effetto rialzista indotto sui mercati dall'attesa - alimentata dagli stessi annunci di Bruxelles - di un prossimo embargo totale sul gas.
L'effetto paradossale, nota Nicolazzi, è "che noi paghiamo prezzi che scontano la sanzione o almeno la sua possibilità, e però - non avendo sanzionato - li paghiamo alla Russia che incassa per ogni metro cubo che ci vende 5 o 6 volte quello che incassava un anno fa. Gli sta e ci sta riuscendo un vero capolavoro commerciale".
Dunque cosa fare? "O sanzioniamo - nota l'autore - epperò siamo i primi a dirci che oggi non lo reggeremmo; o interveniamo via cap o dazio sui prezzi, che sembra però una strada ardua. Tra l'altro ci tocca pure fare i conti con la sindrome dell'"animale ferito”; se esageriamo in unilateralità rischiamo di innescare un muoia Sansone con tutti i Filistei, e con noialtri nella parte dei Filistei".
E se provassimo con la "gradualità, mitigando l'unilateralità?", si chiede ancora Nicolazzi.
"Un modo ancora abbastanza affidabile per mitigare i prezzi è aumentare l'offerta. In un mondo in cui il prezzo già sconta almeno in parte la sanzione rinunciare in parte alla sanzione equivale ad aumentare l'offerta disponibile. Eni l'anno scorso ha importato dalla Russia 22,5 miliardi di mc di gas; e la sua soglia di take or pay dovrebbe scattare se ritira meno di 18 miliardi all'anno (vado per approssimazione, ma l'ordine di cifre è quello). Uniper, l'importatore tedesco, ha un long term per 37,5 miliardi di mc; e dunque come ordine di grandezza la sua soglia di penale dovrebbe essere dalle parti dei 30 miliardi di mc/anno", senza contare gli altri importatori minori, con scadenza contratti tra il 2028 e il 2035.
La proposta/ipotesi è quindi che la presidente della commissione Ursula von der Leyen annunci che l'Europa non sanzionerà in ogni caso i volumi minimi dei contratti, limitandosi nel contempo a prelevare solo quelli e che i contratti rimarranno in essere sino alla loro scadenza naturale.
"Secondo voi - chiede Nicolazzi - dopo il prezzo al Ttf non scende? Io scommetterei di sì. Avremmo rimesso sul tavolo dell'offerta dei metri cubi che i prezzi di mercato scontavano come già scomparsi. E se poi scendesse, la signora Gina pagherebbe meno per gas e elettricità; e la Russia continuerebbe a esportare ma incasserebbe di meno per ogni metro cubo esportato. Magari non funziona, ma è un tentativo di mediazione che abbiamo disponibile. E che potrebbe anche garantirci dalla sindrome di Sansone. Tentar, si spera, non nuoce".