L'invasione russa dell'Ucraina “ci cambia il mondo, ci mostra una cosa che credevamo impossibile, una nuova guerra in Europa". Per questo, commenta Massimo Nicolazzi - manager di lungo corso con esperienza nel trading di gas russo, oggi docente a Torino e senior advisor Ispi per la sicurezza energetica - l'idea della reciproca dipendenza tra Russia ed Europa sull'energia come fattore di rassicurazione viene meno: le bombe su Kiev trasformano un mercato in una questione politica e la priorità diventa ridurre la nostra dipendenza dall'import russo e dal gas stesso, anche se richiederà del tempo.
In che senso l'invasione ci cambia il mondo?
Ci mostra che la guerra è ancora possibile in Europa, una cosa che in 68 anni non mi aveva mai sfiorato. Ho sempre detto che in ultima analisi il gas era pur sempre un mercato, non una trattativa diplomatica. E tra “noi e loro” c'era un equilibrio di bisogni, per noi dell'energia, per loro dei ricavi di vendita.
E adesso?
Adesso non possiamo più trattarla in questo modo. Da oggi è diventata una questione politica. Ha senso parlare di globalizzazione quando si ha un sistema politico che si comporta come si è comportato il sistema russo in queste settimane? Globalizzazione vuole dire libertà di interazione commerciale in un unico mercato tra giocatori che giocano con le stesse regole, indipendentemente dalla maglia che portano. Per farlo però ci vogliono alcune regole di decenza politica oltre che commerciale.
Quali sono le implicazioni per l'energia?
Tradotto in termini energetici significa che dobbiamo ridurre il finanziamento alla Russia attraverso l'acquisto delle sue risorse. Oggi siamo al paradosso che mentre l'attacco fa aumentare i prezzi, il gasdotto ucraino sta aumentando l'export: loro invadono l'Ucraina e la signora Gina li paga un 30% in più per ricompensarli dell'impresa. Ogni giorno in cui sparano gli finanziamo l'aggressione con 700 milioni di dollari in petrolio e gas. Invadendo un Paese ci guadagnano, insomma, questa è la lezione che rischiano di imparare. Viene da chiedersi chi sarà il prossimo.
Ma possiamo fare a meno del gas russo e del gas in generale?
Nell'immediato no. Per un po' di tempo non possiamo pensare di fare a meno del gas, e se togliamo gas russo dal tavolo oggi non abbiamo un piano b. Anche sostituirlo con l'Lng non possiamo illuderci che non abbia ricadute sul prezzo. Insomma non stiamo parlando di una soluzione immediata, ma di un tragitto che progressivamente ci porta a non comprargli più la roba e a diminuire i nostri consumi di gas.
Come?
Gettare via i veti di Regioni e Comuni e scatenare le rinnovabili. Raddoppiare il Tap. Buttare il Pitesai e scatenare l'Adriatico. Per fare tre esempi.