A che punto è la transizione energetica in Italia? Quali sono i fronti su cui avanza? Chi sono i protagonisti? Con lo speciale “Le mappe della transizione” Staffetta Quotidiana getta uno sguardo sui protagonisti, le tecnologie e i progetti che nei prossimi anni cambieranno il volto dell'energia in Italia, in sette snodi centrali: fotovoltaico, eolico offshore, batterie, peaker, colonnine elettriche nuovi carburanti, idrogeno.
Una serie di “mappe” per orientarsi nel panorama convulso della transizione, per individuare snodi strategici, colli di bottiglia e terreni di conquista. Per capire come saranno i sistemi energetici da qui a qualche anno e su quale realtà atterreranno gli interventi del piano di ripresa e resilienza che il governo Draghi sta mettendo a punto. Considerando gli effetti di questa evoluzione sia sul sistema energetico che sul tessuto produttivo dell'Italia.
Tante transizioni, dunque, ciascuna spinta da fattori peculiari. Il capacity market per l'evoluzione del sistema elettrico, con la crescita dei peaker e delle batterie che accompagnerà la dismissione delle centrali a carbone e il sempre maggiore afflusso di rinnovabili intermittenti – mentre l'eolico offshore è praticamente ancora tutto sulla carta. Sulle stesse batterie c'è la spinta degli Ipcei europei, in fase di decollo anche per quanto riguarda l'idrogeno. Tutte iniziative che, oltre a trasformare in senso più sostenibile il sistema energetico, puntano a dare maggiore competitività al sistema produttivo e alle tecnologie italiane ed europee.
Sul fotovoltaico puntano forte i fondi di investimento, con operazioni che sollevano spesso contestazioni locali per impatto sul paesaggio e consumo di suolo, mentre, lato produzione, Enel rilancia con decisione sulla fabbrica di Catania. Meno chiara è l'evoluzione attesa nei settori non Ets, in particolare per quanto riguarda i trasporti – settore tra l'altro su cui maggiori sono gli sforzi di riduzione delle emissioni richiesti dall'Europa e dal Pniec. Nel breve e medio termine ci sarà sicuramente un ruolo per bioGnl e biocarburanti, soluzioni in grado di allungare la vita delle tecnologie e delle infrastrutture esistenti (motori a combustione e la rete carburanti) migliorandone le prestazioni ambientali. Dal lato della produzione industriale, biometano e biocarburanti avanzati consentono di “chiudere il cerchio” dei rifiuti e delle attività agricole con le bioraffinerie (ormai avviate) e i biodigestori (in fase di decollo), consentendo una sempre maggiore disponibilità di carburanti alternativi sulla rete distributiva. Aspetto quest'ultimo su cui la direttiva Dafi – in fase di revisione – ha avuto e avrà un ruolo determinante, soprattutto per quanto riguarda le colonnine elettriche. Come ponte tra tutti questi mondi e insieme fattore abilitante di ulteriori evoluzioni c'è l'idrogeno, ormai sulla bocca di tutti, tra promesse fantasmagoriche e prospettive tutte da definire. Anche in questo caso un crocevia di progetti e soluzioni, dagli elettrolizzatori di Enel (anche per le raffinerie) alla Ccs di Eni, dai treni delle hydrogen valley agli accumuli, fino alle acciaierie. Al netto delle soluzioni per l'efficienza energetica – che non tratteremo in queste pagine – il mondo delle fonti rinnovabili si fa sempre più sfaccettato. Quali soluzioni troveranno spazio nel Pnrr? Quali sono praticabili già oggi? Quali le scelte che si riveleranno vincenti nel breve, medio e lungo periodo? Come interverrà la politica nella revisione del Pniec e nel recepimento della direttiva Red II? Le “mappe della transizione” intendono offrire gli elementi per rispondere a queste domande.