Lo “spegnimento” o la riduzione di una parte degli inquinanti non è sufficiente a determinare una variazione apprezzabile nella formazione del particolato secondario; gli interventi che possono essere intrapresi per una riduzione del particolato devono essere coordinati, a livello di bacino, e riguardare tutte le attività che concorrono alla produzione di precursori (principalmente agricoltura e combustioni, quali traffico, biomassa e comparto industriale e dei servizi) agendo in maniera incisiva sulle emissioni. È una delle conclusioni cui giunge il terzo rapporto Life PrepAir sulla composizione del particolato rilevato in cinque stazioni da Arpa Valle d'Aosta, Arpa Piemonte, Arpa Lombardia e Arpa Emilia-Romagna. Il rapporto, pubblicato alla fine di febbraio, conferma il crollo degli ossidi di azoto e la diminuzione del particolato primario durante il primo lockdown già rilevati nel primo rapporto (v. Staffetta 19/06/20). Durante lo stesso periodo non sono invece diminuiti i composti secondari, formati dalle reazioni delle fonti inquinanti in atmosfera.
Tra marzo e maggio 2020 la composizione chimica del PM10 nel bacino padano mostra un aumento del levoglucosano, tracciante della biomassa legnosa, una diminuzione di carbonio elementare e rame legati al traffico veicolare, e una relativa stabilità - con qualche picco in positivo - dell'ammoniaca prodotta dalle attività agricole.
Durante il lockdown, nonostante il calo considerevole della concentrazione di NOx, questo è rimasto comunque disponibile (nel bacino padano la media di NO2 si è mantenuta in un intorno di 10-25 µg/m3 durante i mesi del lockdown) assieme all'ammoniaca, che non ha subito variazioni in quanto non sono stati presi provvedimenti nell'ambito del settore agricolo-zootecnico, e anzi, in diversi siti la sua concentrazione ha mostrato valori più alti dell'anno precedente. Entrambi questi precursori, si legge nelle conclusioni del rapporto, erano quindi in quantità sufficiente a sostenere la formazione di aerosol secondario. Inoltre il levoglucosano, tracciante della sorgente biomassa, in tre dei cinque siti analizzati ha mostrato un aumento durante il periodo di lockdown totale (nel sito rurale il levoglucosano ha mostrato valori quasi triplicati rispetto allo stesso periodo nel 2019), probabilmente dovuto ai provvedimenti di limitazione di circolazione delle persone che le costringeva in casa, oltre che alla diminuzione delle temperature in alcune aree.
Il rapporto è in allegato.