Venerdì Ispra e Arpa Lazio hanno scritto che dal traffico proviene “il 60% delle emissioni di polveri sottili in atmosfera (PM10)” che appestano la città di Roma in questi giorni (v. Staffetta 17/01). Un messaggio che avvalorerebbe dunque la decisione della sindaca di bloccare le auto – compresi i diesel Euro 6d. Un messaggio, però, quanto meno fuorviante.
Se andiamo a controllare nel ricco database di Ispra, l'ente pubblico nazionale cui fanno riferimento tutte le Arpa regionali, troviamo che nell'ultima pubblicazione ufficiale sulla qualità dell'aria (Rapporto Qualità dell'ambiente urbano - Edizione 2018) i numeri sono completamente diversi: nel 2015 a Roma il riscaldamento era responsabile di oltre il 71% delle emissioni di PM10 primario, contro il 30% indicato venerdì dalla nota di Arpa Lazio, e il traffico risultava responsabile di appena il 23% delle emissioni di PM10 primario, contro il 60% indicato venerdì da Arpa Lazio. Possibile tale inversione in così poco tempo?
Abbiamo chiesto un chiarimento in merito, vista la discrepanza dei dati e l'importanza della questione. Ispra ci ha risposto che le differenze sono dovute a una stima più accurata da parte di Arpa Lazio rispetto a quella utilizzata da Ispra ma, soprattutto, al fatto che nei dati Arpa sono “incluse le emissioni dovute alla risospensione delle polveri” che nell'inventario nazionale non sono considerate ma che pesano “per circa il 75% del totale del settore dei trasporti su strada”. Questo cambia radicalmente i termini della questione.
Ricapitolando: il trasporto è responsabile del 60% del particolato primario presente nell'aria di Roma. Ma solo un quarto di questo 60% esce dal tubo di scappamento di auto, furgoni, motocicli e mezzi pesanti. Il resto è dovuto al passaggio delle auto che sollevano la polvere dalle strade.
Sul totale del PM10 che appesta la Capitale, dunque, i motori a combustione contribuiscono per un 15% del totale. Il 45% è invece dovuto alla risospensione. Rispetto a questa parte (risospensione), l'alimentazione e il tipo di motore (benzina, diesel, elettrico, euro zero o euro 6) non fa praticamente alcuna differenza. A maggior ragione è una scelta a dir poco discutibile quella di fermare un determinato tipo di alimentazione, se l'obiettivo è ridurre gli inquinanti presenti nell'aria. Molto più efficace sarebbe, ad esempio, mandare in giro autobotti che bagnino le strade ed evitino, appunto, la “risospensione”.
Tanto più singolare è quindi il comunicato Ispra che, non entrando nel dettaglio, dimentica questo dato fondamentale e avvalora implicitamente la scelta della sindaca di Roma di bloccare anche le auto diesel euro 6.
Tutto questo, in conclusione, spiega perché il blocco delle auto non ha sortito gli effetti sperati, mentre la pioggia sì.
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Questo il testo integrale della risposta che Ispra ci ha fornito alla domanda relativa alla differenza tra i dati "storici" e quelli comunicati venerdì scorso, in particolare per quanto riguarda le quote da addebitare al traffico e al riscaldamento.
"Le differenze sono dovute:
- a una maggiore accuratezza della stima delle emissioni che deriva dalla realizzazione dell'inventario regionale del Lazio appena conclusosi e che include anche una indagine specifica sull'uso di biomassa per riscaldamento, nonché una stima delle emissioni del trasporto su strada a partire dai flussi di traffico (approccio “dal basso” bottom up), mentre i dati riportati nel rapporto ambiente urbano dell'ISPRA derivano da una stima semplificata effettuata con variabili surrogate (esempio la popolazione) a partire dall'inventario nazionale (approccio “dall'alto” top-down);
- ai fini di produrre dati necessari per la valutazione della qualità dell'aria, nell'inventario regionale, e quindi nella stima riportata per Roma nel comunicato congiunto ARPA Lazio/ISPRA, per il trasporto su strada sono incluse le emissioni dovute alla risospensione delle polveri, stimate sulla base delle linee guida dell'agenzia ambientale statunitense (EPA42), che nell'inventario nazionale e nella sua disaggregazione top-down non è inclusa; tale componente pesa per circa il 75% del totale del settore dei trasporti su strada ed è il motivo principale delle differenze da lei riscontrate."