Circa un mese fa l'Economist definiva il Nord Stream una “trappola russa”, accusando la Germania di esserci inspiegabilmente caduta. Un'analisi molto centrata per quanto riguarda i vantaggi di Mosca, che una volta completato il raddoppio porterà sopra i 100 miliardi di mc all'anno – oltre un quinto dell'intera domanda europea - la sua capacità di export verso il Nord Europa, mettendosi virtualmente in condizione di fare a meno all'Ucraina per esportare in Ue. Assai meno convincente, però, è la lettura dei vantaggi dei tedeschi, che il settimanale sottovaluta al limite dell'ingenuità.
Chi avesse ancora dei dubbi, se non se li fosse tolti in questi anni leggendo le analisi di Alberto Clô, Renato Urban e Romano Prodi, può leggere sulla Staffetta le dichiarazioni odierne del commissario dell'Autorità, Stefano Saglia, sulla riforma delle tariffe di trasporto tedesche attualmente allo studio. Riforma che, se realizzata, determinerà un forte aggravio per i costi del gas in uscita dalla Germania verso l'estero, a vantaggio invece del gas prelevato all'interno del Paese. Un conto che per la sola Italia l'Arera stima già oggi in 500 mln all'anno e che potrebbe crescere assai di più se un domani, oltre ai flussi attuali da Olanda e Norvegia, per la Germania iniziassero a transitare verso l'Italia anche volumi crescenti di gas russo, il che è proprio quel che potrebbe accadere con Nord Stream 2.
In pratica da una parte i tedeschi concentreranno in Germania grazie al Nord Stream buona parte dei flussi di gas russo verso l'Europa (virtualmente tutti), diventando il referente obbligato per una quota al momento non sostituibile di fabbisogno europeo. Dall'altra aumenteranno il costo per chi, per amore o per forza, dovrà continuare a comprarlo in uscita dalle loro reti, inclusi i concorrenti europei delle industrie tedesche. Le quali invece beneficeranno di una corrispondente riduzione di costi infrastrutturali del gas. Il tutto con buona pace delle ambizioni dell'Italia di azzerare il differenziale di prezzo col Nord Europa (es. col corridoio liquidità), che invece così rischia di allargarsi ancora.
Una manovra a tenaglia che pone questioni non da poco anche sotto il profilo della concorrenza (l'Antitrust europeo non ha nulla da dire?), e che l'Italia e gli altri paesi limitrofi dovranno trovare il modo di contrastare con un'azione anche ai massimi livelli del Governo. Sperando che quest'ultimo si ricordi che l'industria italiana consuma ancora circa 15 miliardi di mc all'anno di gas, oltre ai 23 della termoelettrica e i 32 del civile e terziario.