Il consumatore che paga regolarmente non può essere il garante finale dell'intero sistema energetico nei confronti delle inadempienze e delle morosità degli altri. Ma neppure può esserlo da solo qualunque altro soggetto della filiera, come è nel sistema attuale elettrico e gas in cui è il venditore a garantire per tutti. E' questa la prospettiva da cui si dovrebbe guardare al piccolo-grande terremoto che la sentenza del Cds sugli oneri di sistema sembra portare nel sistema di garanzie finanziarie che regola l'accesso alle reti.
La scorsa settimana si notava (v. Staffetta 26/05) che, dopo che i giudici hanno svincolato i venditori dal ruolo di garante esclusivo, si impone una chiarimento dei ruoli, attraverso un accordo tra le parti o un intervento normativo. Una norma ovviamente potrebbe riempire il vuoto rilevato dal Cds semplicemente riportando le cose al punto di partenza, dicendo chiaramente che il compito è dei soli venditori. Eppure è difficile non considerare che la materia pare più complessa, e forse finora si è fatto finta di non vederlo.
L'intero settore energetico, come ogni altro, si regge sull'esistenza di un business di approvvigionamento e uno di vettoriamento che portano la “merce” a una base di clienti che paga per averla. Tutti i soggetti coinvolti dipendono quindi dal fatto che da ultimo il cliente paghi il conto, e sono esposti al rischio che non lo faccia: venditori, gestori di rete e anche i percettori dei diversi oneri di sistema. Fino a prova contraria, per inciso, la A3 non è un titolo di Stato.
Questo non significa che i sistemi di incentivazione, per citare il maggiore tra gli oneri di sistema, non siano presieduti da logiche particolari. Gli accordi tra Gse e produttori Fer si fondano su un interesse sancito dalle norme nazionali e Ue, quello alla sostenibilità ambientale, oltre che sulle leggi sui contratti. Tutto giusto. Restano però due fatti: che l'intero settore dipende da ultimo dal fatto che la signora Maria, la PMI o l'industria di turno paghino il conto, e che una quota – fortunatamente ridotta – di loro a volte non lo fa, più spesso in tempi di crisi. Il problema riguarda tutti e l'alternativa non è scaricare l'intero rischio sugli altri clienti, quelli che pagano. E' piuttosto, come propone oggi anche il presidente di Aiget Governatori – ovviamente pro domo sua (v. notizia a parte) – immaginare una ripartizione del fardello più equa e commisurata agli interessi e alle responsabilità di ognuno.