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Energia Elettrica
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Le conseguenze di un cavo

Chi vince e chi perde con l'avvio del "ponte sullo Stretto" Sorgente Rizziconi

L'entrata in esercizio sabato dell'elettrodotto Sorgente-Rizziconi (v. Staffetta 25/05) è un fatto epocale. Sicuramente anche in senso simbolico: è un vero “ponte elettrico” sullo Stretto, che supera l'isolamento energetico della Regione. E' nel piano del gestore della rete nazionale dal 2002, funestato da ogni genere di intoppo per quasi quattordici anni. L'enfasi sulla sua inaugurazione è insomma giustificata. Ancor più se si guarda alle conseguenze tecnico-economiche.

Si parla sempre del potenziale rinnovabile che verrà liberato: in Sicilia secondo l'ultimo bilancio Terna disponibile (2014) si trovano 191 impianti eolici per oltre 1.700 MW installati, quasi un quinto del totale nazionale, e oltre 41mila impianti solari per quasi 1.300 MW. Nel 2014 insieme hanno prodotto quasi 5 TWh (5,2 se si contano anche gli oltre 700 MW di idroelettrico), pari quasi ai consumi totali della vicina Calabria.

Ma anche più importante è un altro aspetto: col potenziamento dell'interconnessione il Continente, ricco di capacità in eccesso, potrà finalmente esportare verso la Sicilia risolvendo quel cronico problema di prezzi elevati dovuto all'obsolescenza del parco termico isolano. Un nodo che per anni ha generato differenziali astronomici coi prezzi del resto d'Italia, spingendo infine nel 2014 il governo a sottoporre al regime amministrato delle unità essenziali tutti gli impianti rilevanti dell'Isola - regime che da domani a mezzanotte, salvo sorprese, dovrebbe essere revocato (l'Autorità per l'energia ha approvato oggi una delibera in materia, la 274/2016/R/eel).

Qui si vedranno insomma le conseguenze maggiori: non solo per l'inevitabile trovarsi fuori mercato degli impianti più vecchi – per primo San Filippo del Mela, il cui futuro, che a lungo ha pesato sui ritardi del cavo, si gioca ora sulle ipotesi waste to energy o CCS allo studio dell'azionista per gli impianti riuniti nella “bad company” A2A Energie Future (ci sono anche Brindisi e Monfalcone).

Finirà nel contempo la bonanza di cui hanno beneficiato a lungo i titolari degli impianti termici più efficienti, come Enel e ERG - quest'ultimo, non a caso, unico operatore termoelettrico a non aver invocato il capacity payment in questi anni.

Ci saranno poi nuove opportunità per gli impianti della zona Sud, dove le autorizzazioni più semplici e i prezzi (al tempo) più alti hanno attirato i maggiori investimenti in nuovi cicli combinati nell'ultimo quindicennio - da Sorgenia a Axpo a Repower alla stessa A2A - trovatisi poi in anni più recenti a lavorare poco o per niente a causa dell'overcapacity. La Calabria ha oggi una capacità installata poco inferiore alla Sicilia (7,4 GW contro 8,9) e impianti più moderni, a fronte di consumi pari meno di un terzo.

Un ultimo aspetto riguarda infine gli stessi impianti da rinnovabili siciliani. Alcuni sono stati realizzati abbastanza di recente senza più incentivi in conto energia, anche facendo leva sui grandi differenziali di prezzo tra Sicilia e Continente. Non a caso ci fu chi si lamentò già al tempo del decreto 91/14, che di fatto ha calmierato i prezzi isolani nell'ultimo anno e più. Una trovata controversa e contraria alla logica di mercato. Ma vista l'enormità del problema neppure così facile da criticare. Ora l'arrivo del cavo eliminerà alla radice ogni tentazione di scommettere sulle inefficienze del sistema.




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