Scoperta una associazione delinquenziale operante nel settore dell'illecita commercializzazione di carburanti, che, a partire dal 2010 e sino a oggi, in tutto il territorio nazionale ha creato società fittizie con lo scopo di vendere “in frode” 24 milioni di litri di benzina e gasolio.
È l'esito dell'operazione denominata “Caravan Petrol”, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata, che ha portato, dopo un anno di indagini, all'emissione di 3 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 3 soggetti posti al vertice dell'organizzazione, a cui si è aggiunto il sequestro dei proventi del delitto per un valore di € 8.600.000 (corrispondente a 21 immobili e circa 70 posizioni bancarie) (v. Staffette 10/04 e 16/04).
Nel corso delle indagini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Ancona, informa un comunicato, è emerso che l'organizzazione è stata costituita “a piramide”, al cui vertice erano posti tre soggetti pluripregiudicati (un napoletano, un maceratese e un teramano) i quali capeggiavano altre 15 persone al solo fine di commercializzare il carburante in evasione di imposta.
Il meccanismo della frode fiscale ha previsto in un primo momento la creazione di 7 società “cartiere”, del tutto fittizie e non operative, localizzate in provincia di Napoli, Teramo e Macerata, costituite per acquistare solo sulla carta in diverse zone d'Italia il carburante da grossisti (e non da raffinerie) che, come riferito dalla Guardia di Finanza contattata dalla Staffetta, risultano del tutto estranei alle indagini.
Al vertice delle imprese erano posti degli amministratori fittizi, ossia diretti dai “promotori” del disegno criminoso.
Queste società, fingendo di essere abituali esportatori, potevano comprare il carburante usufruendo illecitamente dell'esenzione dell'Iva, prevista proprio per coloro che realizzano vendite di prodotto all'estero. In un secondo momento le società inesistenti, prima di sparire nel nulla senza versare le imposte all'Erario, cedevano il prodotto “sottocosto” a ulteriori società “compiacenti”, operanti effettivamente nel settore della distribuzione stradale di carburante. In questa fase, tali ultime società riuscivano a vendere rapidamente queste scorte illecite, poiché le stesse erano state acquistate a prezzi largamente concorrenziali rispetto ai normali prezzi di mercato, vista l'assenza, all'origine, del pagamento dell'Iva.
Infine arrivava la “spartizione” tra i soggetti denunciati dei proventi illeciti ottenuti dai reati.
Durante le indagini svolte dalle Fiamme gialle, oltre che le aziende riconducibili all'organizzazione, sono stati monitorati molti benzinai sospettati di acquistare e poi “smerciare” il prodotto acquisito clandestinamente.
È risultata complessa l'analisi della documentazione utilizzata per “schermare” l'illecito traffico, sequestrata attraverso l'esecuzione di 44 decreti di perquisizione eseguiti presso sedi di società, pertinenze aziendali, abitazioni private in tutto il territorio nazionale.