Sono passati dieci anni da quando, con il fallimento del progetto tetti fotovoltaici (v. Staffetta 13/07/02), si iniziò a parlare in Italia di incentivi al fotovoltaico in conto energia (v. Staffetta 19/10/02), sulla scorta del successo del sistema di incentivazione in Germania. Dieci anni dopo, sono stati istallati in Italia 16 GW di pannelli con una spesa di oltre dieci miliardi di euro (che diventeranno oltre cento alla fine delle convenzioni).
Oggi mancano circa 240 milioni al raggiungimento della soglia fatidica dei 6,7 miliardi di spesa annua per il fotovoltaico che decreterà la fine degli incentivi in Conto energia. Il contatore del Gse segnava infatti ieri mattina quota 6,35 miliardi, cui vanno aggiunti i 21 milioni relativi al costo già impegnato per i grandi impianti iscritti nei registri del quarto Conto energia in posizione utile ma non ancora in esercizio, e i 90 milioni per gli impianti nel primo (e ultimo?) registro del quinto Conto energia.
Dati che confermano il “successo” dell'iniziativa del Governo, la cui intenzione è stata chiara, fin dal primo momento (e anche prima, dall'emanazione del decreto Romani): bloccare la costruzione di grandi impianti, a costo di rallentare notevolmente anche lo sviluppo di iniziative non speculative, per mettere sotto controllo la spesa e non avere sorprese – a differenza di quanto successo in Germania con il sistema della riduzione automatica delle tariffe all'aumentare della potenza istallata. Il tutto, incentivando lo sviluppo dei piccoli impianti, di soluzioni integrate o innovative o, ancora, la sostituzione dell'eternit. Al di fuori del registro, in poco più di un mese il quinto Conto energia ha incentivato già oltre duemila piccoli impianti per una potenza di oltre 12 MW e una spesa di 2,2 milioni di euro. La taglia media degli impianti è di circa 6 kW, la taglia tipicamente “familiare”.
Quanto al registro, la scorsa settimana è stata pubblicata la prima graduatoria, e diverse sono le indicazioni che se ne possono trarre.
Innanzi tutto, non è stato raggiunto il tetto di spesa di 140 milioni di euro “stanziato” per il primo semestre. Cosa significa? Sicuramente che il breve lasso temporale tra l'entrata in vigore delle norme e l'apertura del registro ha spinto molti operatori a restare in stand by, a studiare il nuovo sistema. In secondo luogo, gli incentivi più bassi e i criteri di selezione degli impianti hanno scoraggiato gli investitori meno “preparati”. Infine, ha giocato sicuramente un ruolo il timore di restare “col cerino in mano”, di arrivare cioè a concludere l'iter di autorizzazione per poi ritrovarsi fuori dalla graduatoria per l'esaurimento dei fondi.
In questo non hanno giovato le previsioni di chi parlava all'inizio dell'estate di un quinto Conto energia “nato morto” per il previsto raggiungimento della soglia dei 6,7 miliardi già in agosto.
C'è da dire che molti degli impianti, soprattutto quelli di taglia più grande, inseriti nella graduatoria del primo registro, sono già in funzione o sono stati autorizzati già da qualche anno, segno che si tratta di una “coda” di progetti già in cantiere da tempo. Che, cioè, non si tratta di nuove iniziative dovute al “richiamo” dei nuovi incentivi ma di progetti che per un motivo o per un altro erano rimasti esclusi dal quarto Conto.
E c'è da dire che probabilmente il prossimo registro, se mai verrà aperto, rischia seriamente di andare deserto, visto il rischio più che verosimile di trovarsi ad essere il primo degli esclusi per l'esaurimento dei fondi a disposizione.
Intanto, la pubblicazione dell'elenco dei beneficiari del quinto Conto energia ci permette di sapere a chi vanno i fondi pubblici attinti dalle bollette. Una questione su cui siamo tornati diverse volte su queste pagine e che vale la pena sottolineare, considerata soprattutto la disparità di trattamento tra chi otterrà i 90 milioni del quinto Conto e chi sta “mungendo” i miliardi (all'anno) garantiti dal terzo Conto energia a chi ha beneficiato della “clausola di salvaguardia” del salva Alcoa.
Sapere chi ha ottenuto quegli incentivi (a quanto pare pochissimi soggetti, forse appena una decina, soprattutto fondi di investimento internazionali) permetterebbe di sapere, ad esempio, chi ha “suggerito”, in un momento di “vacanza” del ministero dello Sviluppo economico, ai senatori Bubbico, Mercatali, Legnini, Armato, Fioroni, Garraffa, Granaiola, Rossi, Sangalli, Sbarbati e Tomaselli di inserire, all'inizio del 2010, in sede di conversione del decreto, un emendamento con quella deroga che ha fatto sballare tutti i conti sugli incentivi alle rinnovabili, prosciugando le risorse per le altre fonti, accelerando in modo innaturale lo sviluppo del solare (e alzando quindi i costi unitari della potenza istallata), distorcendone il mercato verso i mega impianti su terreni agricoli.
Intanto, sappiamo chi godrà dei novanta milioni del primo registro. In queste pagine pubblichiamo delle elaborazioni dei dati pubblicati dal Gse. Per quanto riguarda la ripartizione geografica, rileviamo un cambiamento notevole tra i risultati del registro e l'andamento della potenza istallata dall'introduzione del primo Conto energia. Le statistiche del Gse mostrano che ad oggi la classifica della potenza fotovoltaica istallata in Italia vede in testa la Puglia (terra dei grandi impianti), seguita da quattro regioni settentrionali (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte). Graduatoria che viene completamente stravolta dal quinto Conto energia: la potenza incentivata si concentra infatti principalmente in Sicilia (112 MW), Puglia (100 MW), Basilicata (94 MW), Sardegna (75 MW), con una sola regione settentrionale tra le prime cinque (l'Emilia Romagna con 68 MW). L'abbassarsi degli incentivi ha indotto gli operatori a concentrare le iniziative dove una maggiore insolazione garantisce un costo unitario dell'investimento più basso e dove la grid parity è molto vicina.
Quanto agli operatori, i primi ventuno coprono oltre un quarto della potenza ammessa al registro e poco meno di un quarto dei fondi assegnati. Rileviamo la presenza di Enel Green Power (oltre 20 MW con quattro impianti, contando anche l'impianto Altomonte, in comproprietà con Sharp) e di Eni Power, che realizzerà un impianto da 5 MW in una ex area Syndial a Gela. La costruzione dell'impianto era una delle condizioni poste dal ministero dell'Ambiente per l'approvazione, nel 2008, del piano di bonifica dell'area industriale, il più grande intervento di bonifica nell'Unione europea. La produzione elettrica sarà principalmente al servizio della raffineria. I lavori di bonifica sono terminati e a giorni inizierà l'istallazione dell'impianto. Nonostante queste premesse, l'autorizzazione a costruire l'impianto è stata rilasciata dalla Regione due anni dopo la richiesta. E la notifica del via libera è arrivata a Eni con oltre un mese di ritardo perché, a quanto pare, mancavano in Regione i soldi per l'affrancatura della busta. Ecco un punto su cui lavorare per il fotovoltaico post incentivi – e non solo.
Quanto alle tipologie di impianto, spiccano i progetti su aree industriali dismesse (l'impianto Tirsole da 25 MW sorgerà nel sito industriale di Ottana) e cave esaurite (l'impianto Cautha nel Lazio), su serre (i 40 MW Cargroup) e su edifici commerciali (6 MW Ikea). Tra i beneficiari risultano anche diciotto parrocchie e due ordini religiosi per un totale di poco più di 500 kW.
In conclusione, la fine del Conto energia sarà la fine del fotovoltaico? Con tutta probabilità no. A parte le recenti notizie secondo cui i prezzi del silicio continueranno a scendere per tutto il 2013, le associazioni di settore sembrano guardare al futuro con una certa fiducia. Il Gifi ha diffuso in settimana una nota (“Proposte per il FV 2.0 in Italia”) in cui individua, alla luce del nuovo quadro normativo, “possibili soluzioni per il passaggio al Fotovoltaico 2.0, nell'ottica della grid parity e ferma restante la priorità di dispacciamento, conditio sine qua non per lo sviluppo del Fv”.
Chiuso il capitolo dell'incentivazione in Conto energia, sarà necessario secondo Gifi sostenere gli investimenti da parte di aziende italiane con sgravi fiscali sulle assunzioni e bandi dedicati per l'erogazione di incentivi/finanziamenti a tassi agevolati agli investimenti delle aziende manifatturiere; facilitare l'accesso al credito con l'introduzione di un fondo speciale come il Fondo Rotativo di Kyoto; garantire detrazioni fiscali sui ricavi della produzione di energia; sviluppare i Sistemi efficienti di utenza (SEU) e le Reti interne di utenza (RIU) con una rapida definizione delle regole applicative; innalzare la soglia per lo scambio sul posto da 200 kW a 1 MW e ritornare a meccanismi più semplici (del tipo dello scambio fisico dell'energia) che potrebbero essere la chiave di sviluppo del Fv post Conto energia; introdurre, quanto agli oneri di sbilanciamento, non solo penalità, ma anche premialità per il rispetto dei programmi di produzione; semplificare le procedure di autorizzazione e connessione alla rete.