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Energia Elettrica

di Gionata Picchio

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Tariffe e Robin Tax, delle due l'una

Energia Elettrica

Qual è la giusta remunerazione per la trasmissione elettrica? La questione, dopo le proposte tariffarie Aeeg del 9 dicembre, ha tenuto banco tutta la settimana. Nei toni accesi del dibattito, di analisi davvero indipendenti se ne sono viste poche. In generale è vero che la “giusta” tariffa è sempre tema di difficile decisione. In questo caso però c'è un elemento oggettivo, la Robin Tax, che in questi giorni viene troppo frettolosamente liquidato. L'imposizione di un'addizionale non trasferibile a valle sui servizi regolati a tariffa fa scricchiolare alle fondamenta l'intero meccanismo della regolazione delle reti. E sarebbe opportuno porre il problema con la dovuta forza chiedendone una soluzione normativa.

Partiamo dal dibattito: l'Autorità ha agito con equilibrio? Secondo Terna, ovviamente, no. La spa ha protestato per voce del suo vertice, la Borsa ha punito il titolo che lunedì ha perso più della media del mercato, hanno protestato i sindacati, le imprese elettrotecniche e gli impiantisti. Di per sé tutti segnali oggettivamente negativi ma neppure equivalenti a una bocciatura tout court del lavoro Aeeg. La Borsa ha penalizzato parametri inferiori alle attese ma non si può dire abbia emesso condanne definitive. Ed è normale che dipendenti e fornitori attuali e potenziali di Terna sperino in una sua ampia capacità di spesa.

Nel contempo, l'incremento della remunerazione proposto è inferiore allo “scatto” concesso nei precedenti periodi regolatori. Inoltre rispetto alle prime proposte del documento di consultazione 34/11 il “lag regolatorio” è cresciuto e la remunerazione aggiuntiva per i progetti strategici è più bassa. Tuttavia per il presidente di Nomisma Energia Tabarelli e per Energy Advisors l'Autorità ha complessivamente agito con equilibrio e le proteste di Terna sono eccessive.

Almeno per certi versi, assomiglia alla classica baruffa da fine periodo regolatorio, un rituale che, dopo la liberalizzazione, i settori tariffati hanno ereditato dagli anni dei prezzi amministrati dal CIP. Un esercizio analizzabile solo fino a un certo punto, visto che a conoscere il “giusto prezzo” sono probabilmente solo i diretti interessati e, a costo di fare un paragone irriverente, la situazione ricorda un po' quella del commerciante arabo descritto in Le Voci di Marrakech di Elias Canetti: nella contrattazione è l'unico a conoscere il vero valore delle sue merci e "solo lui può sapere quanto ci siamo avvicinati al suo segreto".

In questo caso però la situazione è un po' diversa. Anche se non tutti lo dicono apertamente (Terna compresa), tolte le discussioni sugli altri parametri, a fare una differenza fondamentale è la Robin Tax: i 10,5 punti di addizionale Ires usciti dal cilindro dell'ex ministro Tremonti, non traslabili, che negli altri periodi di regolazione mancavano, erodono automaticamente il livello di remunerazione anche a “parità” degli altri elementi.

L'Autorità può farci qualcosa? E' un fatto che il DL 112/08 impone che la nuova tassa non venga trasferita sui prezzi finali e affida proprio all'Aeeg il compito di vigilare. Naturale quindi che il regolatore abbia agito di conseguenza, lasciando in capo a Terna tutto il nuovo onere. Davvero “Terna (e gli altri) speravano di farsi restituire la Robin Tax?”, si chiede ironicamente Stefano Agnoli sul suo blog.

La risposta, però, non è così semplice. Una norma primaria, probabilmente impossibile da disattendere, vieta la traslazione. Un'altra norma primaria però, quella istitutiva dell'Autorità (481/95), stabilisce che il regolatore individui un'equa remunerazione per i servizi, che garantisca il recupero dei costi e un adeguato livello di investimento. Se l'authority ha sempre applicato questi principi in passato, e continua ad applicarli oggi, è chiaro che il risultato non potrà che essere disfunzionale: le tariffe diventeranno pari alla “giusta remunerazione” meno la Robin Tax perdendo l'equilibrio “aureo” il cui mantenimento la legge affida proprio all'Autorità.

Allora delle due l'una: o negli anni passati le tariffe di trasmissione sono state troppo elevate, e c'era del “grasso” da togliere – come la norma sulla Robin Tax, ammesso che avesse una logica non meramente ragionieristica, sembra presupporre. In questo caso però bisognerebbe dirlo con chiarezza, anche a costo di sottolineare eventuali errori nell'azione dei precedenti collegi dell'Aeeg. Ma se le cose non stanno così e la determinazione delle tariffe è sempre stata, e continua a essere equilibrata, allora con la Robin Tax non lo è più. In questo caso non basta ricordare di aver le mani legate dalle norme sulla non traslazione. L'Autorità, che ha potere di segnalazione, dovrebbe porre il problema con forza al Governo, come già fece in settembre, perché si trovi una soluzione normativa.

L'esecutivo, è vero, sarà anche preso da tutt'altre questioni, oltre che presumibilmente poco flessibile sulle entrate fiscali. Tuttavia fin dall'inizio ha mostrato una forte attenzione al tema delle infrastrutture (sull'importanza della trasmissione in particolare si veda l'intervento di Alberto Clô che pubblichiamo oggi). Chissà che non ascolti.




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