Aspettando i risultati delle analisi di Arera e Mite sui contratti di importazione previste dal DL 21/2022, che potrebbero influenzare i prossimi aggiornamenti delle bollette di luglio, la confusione continua a regnare sovrana sul divario tra costi di importazione del gas alla frontiera, prezzi all'ingrosso e prezzi finali.
Sul Messaggero di oggi un articolo che occupa l'intera pagina 5 titola "Prezzi folli nelle bollette ma quando entra in Italia il gas costa 4 volte meno". La fonte è il rapporto trimestrale della Commissione UE sul mercato del gas (v. allegato), da cui emerge che l'Italia avrebbe i costi di gran lunga più bassi tra le maggiori economie UE per il gas all'importazione e, nel contempo, tra i prezzi finali più alti.
Peccato che i dati sui costi dell'import alle diverse frontiere siano ancora quelli precedenti la correzione monstre effettuata dall'Istat a metà marzo sulla sua rilevazione sui costi medi del gas importato. Dati che, come già visto, avevano dato luogo ad articoli e interrogazioni parlamentari, poi "spiazzati" in misura consistente dalla correzione dei valori (v. Staffetta 30/03).
Dopo la revisione dei valori, infatti, almeno fino a dicembre il valore della materia prima gas nei prezzi finali di tutela risultava quasi perfettamente allineata ai costi medi di importazione, non essendoci quindi sotto questo profilo alcun divario astronomico tra i due. Una forte differenza restava invece tra il prezzo medio di importazione e la media mensile dei prezzi spot al Ttf, punto di riferimento per molte contrattazioni del mercato libero, confermando quindi la presenza di un problema.
Cosa è successo col rapporto della Commissione? "L'Istat ha inviato ad Eurostat i dati rivisti il 24 marzo 2022", spiegano alla Staffetta dell'Istituto di Statistica. "La base dati Eurostat COMEXT è in linea con i nostri dati. E' molto probabile che, considerate le tempistiche di produzione dei prodotti editoriali, i dati utilizzati per il rapporto siano precedenti alla revisione".
Ieri i dati del rapporto UE erano stati illustrati (e presentati come attendibili) in un convegno organizzato alla Camera dal capogruppo M5S Davide Crippa, con la presenza dell'ex premier Giuseppe Conte, del direttore dell'Agenzia delle Dogane Marcello Minenna e del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli.
Parole al vento quindi? Neppure questo è vero. Nel frattempo infatti Istat ha pubblicato sul suo sito i valori dell'indicatore dei costi di import anche per i mesi di gennaio e febbraio, che in questo caso - e stavolta ai valori post correzione - evidenziano davvero un significativo disallineamento con quelli della materia prima della bollette Pfor, ancorché neppure lontanamente della portata indicata nel report UE e sul Messaggero.
In particolare a gennaio l'Istat indica un costo medio all'import di 54,4 centesimi per metro cubo e a febbraio di 69,7 cent, contro un valore della Pfor per la maggior tutela balzato dal 1° gennaio per il 1° trimestre a 85,8 cent, ormai in linea con le medie del prezzo spot al Ttf.
Non è finita neppure ora, però, perché anche questi valori, a quanto pare, potrebbero cambiare: proprio oggi sempre l'Istat ha diramato una nuova nota in cui preannuncia infatti possibili correzioni future. Riportiamo per intero il passaggio del comunicato, di non facile comprensione.
"Si segnala - scrive l'Istat - che, dal mese di aprile 2022, a seguito di modifiche introdotte nella procedura di stima delle importazioni di gas naturale allo stato gassoso, i valori monetari delle importazioni extra Ue27 – con riguardo, in particolare, al raggruppamento Energia e ad alcuni principali paesi partner –, potranno essere soggetti a revisioni più ampie di quelle usuali. I valori preliminari delle importazioni extra Ue27 di gas naturale allo stato gassoso, si baseranno, come di consueto, sulla procedura che utilizza i dati di quantità da fonte Snam Rete Gas S.p.a. relativi al mese di riferimento e i dati di prezzo (valore medio unitario) più aggiornati disponibili al momento della diffusione. Questi ultimi sono desunti dalle dichiarazioni doganali depositate nel mese di riferimento, che, nel rispetto degli adempimenti doganali relativi all'importazione di gas naturale a mezzo gasdotto, riferiscono a movimentazioni avvenute nel mese precedente. In occasione della prima revisione, diffusa con il Comunicato Stampa Commercio estero e prezzi all'import, grazie alle modifiche introdotte nel processo di lavorazione, le stime sui valori di import di gas naturale allo stato gassoso si baseranno sui dati di prezzo del mese di riferimento (dati che si rendono disponibili con la fornitura delle dichiarazioni doganali del mese successivo). Si anticipa, che in occasione del consolidamento dei dati del 2021 che verrà effettuato a ottobre 2022, i valori di import di gas naturale allo stato gassoso saranno rivisti applicando la nuova procedura. In tale occasione, verranno contestualmente rivisti anche i dati dei primi tre mesi del 2022", conclude l'Istituto.
Grande, in conclusione, resta la confusione sotto il sole.