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Diagnosi energetiche, un primo bilancio: per alcuni un'opportunità, per altri solo un adempimento

Focus efficienza energetica industriale

Siamo ormai arrivati alla scadenza per l'invio ad ENEA dei report delle diagnosi energetiche realizzate dalle imprese obbligate italiane secondo l'articolo 8 del D.Lgs. 102 del 2014. Come si sono mosse le aziende? Quali erano gli obiettivi attesi e quali sono stati raggiunti? Un commento su com'è andata.

La deadline, prevista inizialmente per il 5 dicembre 2015 secondo quanto riportava la Direttiva 27 dell'Unione Europea pubblicata già nell'ottobre 2012, è stata in pratica spostata ad oggi 22 dicembre da ENEA per agevolare quella che per molte imprese si è trasformata in una corsa contro il tempo. Ad un mese dalla scadenza, infatti, ENEA comunicava che le diagnosi effettivamente presentate erano nell'ordine delle centinaia, a fronte di svariate decine di migliaia di siti obbligati, secondo le stime fatte proprio dall'Agenzia Nazionale per l'Efficienza Energetica.

I motivi di una mancata risposta da parte delle imprese italiane sono molteplici: vuoi per il ritardo e la frammentarietà delle informazioni e degli strumenti messi a disposizione dagli enti preposti (non ultimo, il portale per il caricamento della documentazione, messo online a dieci giorni dalla scadenza), che hanno indubbiamente disorientato una platea di aziende già poco reattive a recepire gli obblighi del legislatore; vuoi proprio per una indolenza degli imprenditori ad adeguarsi alle imposizioni previste dalla norma, con il latente timore che fornire informazioni su “usi e consumi” dei propri siti produttivi potesse ritorcersi contro gli interessi aziendali sotto forma di controlli o di pubblicazione di dati sensibili. In ogni caso, è evidente che le imprese italiane hanno risposto alla chiamata del Decreto con ritardo e controvoglia, quasi mai condividendo lo spirito costruttivo che intendeva comunicare la Direttiva 27.

Se il legislatore europeo, con quest'obbligo, voleva evidenziare le opportunità di risparmio energetico ed economico che un audit energetico approfondito può fornire ad un'impresa altrimenti poco attenta a questa variabile, spesso i soggetti obbligati hanno recepito l'aspetto negativo derivante dall'obbligo di sottoporsi ad un controllo di terzi, dal costo da sostenere nell'affidare a terzi tale attività, dalla sanzione per chi risulta inadempiente.

E in questo non sono certo stati aiutati dall'offerta quanto mai variopinta di fornitori, dai professionisti più o meno certificati ai venditori di energia, dalle società di ingegneria più in crisi alle ESCo con maggiore competenza, per non parlare di tutti coloro che, senza alcuna esperienza in materia, hanno fiutato il mercato e hanno proposto il servizio di auditing a prezzi “da Groupon”. Un florilegio di offerte nato dall'assenza di un obbligo per i fornitori di sottoporsi a certificazione (sarà così fino a luglio 2016), che ha aperto il mercato alle professionalità più varie, e in questo senso soddisfacendo anche le evidentemente numerose richieste di diagnosi a prezzi popolari, per tutti quegli imprenditori che avevano intenzione di adempiere esclusivamente all'obbligo, rimandando a improbabili periodi più rosei l'eventuale ricerca delle opportunità di miglioramento.

Chi invece ha scelto di investire su questa attività, chi ha saputo intravedere le opportunità che derivano da un'analisi approfondita dei propri consumi energetici, fatta da esperti qualificati e con competenze comprovate, avrà anche modo di godere dei frutti che un lavoro di auditing può portare: la fotografia energetica dell'impianto, il confronto con le BAT di riferimento, l'individuazione e lo studio tecnico-economico di proposte di intervento effettivamente realizzabili. Chi si è fatto accompagnare da soggetti affidabili e credibili, saprà e vorrà farsi accompagnare anche per la cosiddetta “prognosi energetica”, per costruire insieme quello che si è capito con questo primo passo.

In tal senso, sarà interessante analizzare quello che succederà dopo la scadenza di oggi, in vista della prossima scadenza tra quattro anni, e capire quanti ripresenteranno la stessa identica documentazione prodotta per questa tornata, e quanti invece avranno saputo cogliere il valore del lavoro fatto, proseguendo sul percorso dell'efficienza.



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