Il problema dell'effetto traino delle quotazioni del gas su quelle dell'energia elettrica non si risolve modificando le regole del mercato. Lo sostengono in questo contributo al dibattito sul decoupling, tornato di attualità in questi giorni, Simona Benedettini e Carlo Stagnaro. Vie praticabili al disaccoppiamento, rilevano gli autori sono già disponibili, ancorché non con effetti immediati, mentre le alternative di cui ciclicamente si torna a discutere, dall'abolizione del prezzo marginale, ai mercati separati a un acquirente unico ad hoc, creano più problemi di quelli che vorrebbero risolvere.
In piedi, campeggiatori, camperisti e campanari! Come nel cult movie diretto da Harold Ramis con protagonista Bill Murray, sul tavolo c'è il dibattito sul disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità da quelli del gas sempre uguale a se stesso. Come fu durante la crisi del 2022, le ipotesi di disaccoppiamento tanto evocate quanto non meglio precisate sembrano essere il mero tentativo di risposta a una questione che poco ha a che fare con il funzionamento dei mercati elettrici.
Di disaccoppiamento si è infatti ripreso a parlare dopo che, a seguito del mancato rinnovo dell'accordo di transito tra Russia e Ucraina, il prezzo al TTF ha toccato i 50€/MWh (per poi ripiegare leggermente nei primi giorni dell'anno v. Staffetta 31/12/24 e 7/1). Un prezzo che segnala una situazione di tensione lato domanda soprattutto per la ripresa dei consumi civili europei, trainati dalle temperature invernali, che al contempo debbono fare fronte alla sostituzione delle forniture russe, e a cui si somma la concorrenza dei consumi asiatici (Cina e India in primo luogo). E' chiaro che il rincaro del gas si riverbera sui prezzi dell'energia elettrica, quando gli impianti a gas sono la tecnologia marginale (cosa frequente soprattutto d'inverno). Ma questo poco riguarda il disegno dei mercati elettrici cui il disaccoppiamento vuole mettere mano. Anzi: sono proprio i prezzi elevati la chiave per attirare investimenti in capacità di generazione a bassi costi marginali, da cui dipende l'andamento di lungo termine delle quotazioni dell'energia elettrica.
In secondo luogo, in assenza di precise proposte, le ipotesi immaginabili si scontrano con due fatti. Il primo è che già oggi è possibile disaccoppiare prezzi di energia elettrica e gas naturale, sia stipulando contratti fisici (PPA) sia acquistando le opportune coperture finanziarie. Gli stessi CfD – il principale strumento per il sostegno delle fonti rinnovabili nell'Ue – hanno il medesimo effetto e così pure, in Italia, la energy release per i consumatori industriali. Senza contare il meccanismo straordinario di tetto alle rendite inframarginali introdotto col regolamento Ue del 2022. Il secondo è che le ipotesi alternative a quelle già praticabili di disaccoppiamento sono tutte di difficile attuazione e molto probabilmente controproducenti (https://lavoce.info/archives/97546/energia-i-costi-del-disaccoppiamento/). Se, infatti, per disaccoppiamento si intende superare il meccanismo del system marginal price oggi adottato in tutti i mercati del giorno prima della UE non si può non fare i conti con la necessità di identificare un sistema di pricing altrettanto efficiente e con quella di ripensare completamente l'algoritmo di clearing e coupling delle borse elettriche europee. Un algoritmo comune che risponde, tra gli altri, alle esigenze di rendere sempre più efficienti gli scambi e l'allocazione di capacità transfrontaliera di transito a fronte di mercati elettrici sempre più interconnessi. Una simile eventualità, posto che si trovi un'alternativa altrettanto efficiente al system marginal price, richiederebbe l'adozione di nuovi regolamenti europei e nuovi accordi tra NEMO e TSO europei le cui tempistiche, tutt'altro che brevi, condurrebbero a una ipotetica soluzione a una questione che si è posta in un passato lontano e che potrebbe essere del tutto superata anche grazie al raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione.
Del resto, le proposte avanzate da Grecia e Spagna durante la crisi energetica di realizzare sessioni separate e consecutive del mercato del giorno prima – una per le tecnologie infra-marginali e una per il soddisfacimento della domanda residuale da parte degli impianti marginali - sono state presto abbandonate sia per la complessità di implementazione sia, anche, per gli effetti distorsivi in termini di scambi transfrontalieri e competitività del sistema industriale.
Un'altra ipotesi ancora prevede l'acquisto di energia rinnovabile per conto dei clienti finali da parte di un acquirente pubblico: l'obiettivo più o meno dichiarato è garantire accesso a energia a basso costo ad alcuni clienti (a spese di altri). Ma allora sarebbe meglio prendere la via maestra, riconoscendo che vi sono legittime ragioni di politica industriale per tutelare alcune categorie di consumatori e istituire meccanismi trasparenti di sgravio sulla scorta di quelli già esistenti. Mettere in mezzo un acquirente unico avrebbe l'unico effetto di distorcere il funzionamento del mercato e creare potenziali posizioni dominanti, senza contare i rischi di errori previsionali come quelli che hanno fatto schizzare la bolletta di “maggior tutela” nel primo trimestre 2025.
Se si partisse dal problema – gli alti costi dell'energia – anziché dalla presunta soluzione e lo si affrontasse, si riconoscerebbe che le relative cause non sono superabili nel breve termine. D'altronde, che il prezzo di equilibrio di una commodity dipenda dai costi marginali non è una patologia del mercato elettrico, ma la fisiologia di qualunque mercato: qualcuno pensa per caso che si debba disaccoppiare il prezzo del greggio da quello degli scisti bituminosi per ridurre il prezzo della benzina? Facciamo questa domanda con un certo grado di esitazione, essendo terrorizzati dalle possibili risposte.
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Questo è il terzo contributo al dibattito sul tema del decoupling che la Staffetta ospita da settembre a oggi. Sullo stesso argomento si veda anche l'articolo di Guido Bortoni Lo "iato" di prezzo ed il decoupling dell'energia tra rinnovabili e fossili e quello di Simone Mori Di cosa parliamo quando parliamo di decoupling di prezzo tra elettricità e gas.