Sviluppare FER oggi significa trovare terreni idonei e comprendere quale tecnologia presentare in funzione della tipologia di terreno su cui si va a progettare. La normativa attuale è molto complessa e districarsi non è semplice. La sua azienda come affronta questo groviglio burocratico? Quale mission vi siete dati entro il 2030, in vista dei famosi traguardi da raggiungere per favorire la transizione energetica?
Il groviglio burocratico c'è ed è enorme. Noi, almeno in prima battuta, cerchiamo sempre una collaborazione costruttiva. Anche perché l'amministrazione pubblica, in generale, non va mai vista come qualcuno con cui andare a combattere; bensì proprio come qualcuno con cui collaborare. Noi cerchiamo di far capire quali sono le dinamiche per l'ottenimento dell'autorizzazione ed insieme si cerca - in qualche modo – di iniziare questo percorso. È anche vero che le normative dell'autorizzazione che riguardano tutto il mondo delle rinnovabili non sono semplici per cui molto spesso ci ritroviamo ad interloquire con funzionari amministrativi – che pur armati di buona volontà – non hanno le competenze necessarie per portare a termine una pratica. Per cui o si ha la fortuna di incrociare tecnici ben predisposti oppure – nella maggior parte dei casi – ci si trova dinanzi un muro invalicabile perché mancano proprio le conoscenze tecniche necessarie. E spesso accade che anziché voler capire e imparare molti preferiscono non assumersi responsabilità e demandare la pratica ad altri enti. Naturalmente, si entra in un vortice di errori che non fanno altro che allungare i tempi e rendere incerto anche l'ottenimento di autorizzazioni per parchi da 1 megawatt.
La Cina oggi rappresenta un modello avanguardistico in fatto di produzione di pannelli FV, inverter e tutta la componentistica elettronica ma è anche il paese che – più di altri – ha attuato politiche importanti per quanto concerne l'innesto di alberi e foreste che dovrebbero puntare ad abbassare le emissioni di CO2. Dal suo punto di vista, l'Italia e in generale l'Europa stanno facendo tutto il possibile per invertire il trend del surriscaldamento climatico? È davvero sufficiente investire nelle sole fonti rinnovabili per tutelare l'ambiente?
Sicuramente non è sufficiente investire nelle sole fonti rinnovabili per tutelare l'ambiente. Io estremamente convinto che ogni grande cambiamento debba partire dal basso. Non a caso partecipo sempre con entusiasmo agli incontri che mi vengono proposti nelle scuole proprio perché le nuovissime generazioni devono assimilare la reale portata dei problemi legati all'inquinamento, al surriscaldamento globale e al cambiamento climatico. C'è un mondo che sta finendo semplicemente perché siamo in troppi e consumiamo troppo. Per cui dobbiamo prendere atto che ciascuno, nel proprio piccolo, ha il dovere di iniziare a mettere in pratica una serie di comportamenti finalizzati al risparmio energetico. Senza dubbio, le fonti rinnovabili giocano un ruolo chiave in questa battaglia ed è indispensabile che questo lavoro venga fatto bene. Sono convinto che l'Europa non stia facendo tutto il necessario per orientarsi verso una tutela ambientale reale e concreta. La Cina, invece, nonostante sia uno dei paesi più inquinanti al mondo, sta portando avanti una politica di innovazione tecnologica nel vero senso della parola. Non a caso, oggi i cinesi sono i primi al mondo nella produzione di pannelli fotovoltaici oltre che di materiale tecnologico necessario alla green generation e l'Europa, in cui si parla tanto di rivoluzione green, è completamente dipendente dalla tecnologia cinese. È importante che tutti i paesi si dotino di leggi semplici per arrivare alla valorizzazione e alla progettazione di impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici; ma è altrettanto importante che l'Europa almeno in questa partita sia unita e coesa perché le divergenze tra i vari paesi, in campo energetico sono ancora troppe. Basti pensare che in alcuni paesi l'energia si produce in modo cospicuo dal nucleare (cosa che in Italia non è possibile). A cosa serve oggi parlare di nucleare pulito se siamo tutti consapevoli che la produzione di questi impianti necessita di tempi di realizzazione lunghissimi (almeno vent'anni) mentre noi abbiamo bisogno oggi di risposte veloci e certe?
Transizione energetica significa produzione di energia da fonti non fossili ma rinnovabili con abbattimento Co2. Ma vuol dire anche progettazione di CER, comunità energetiche rinnovabili. Il settore è in rapida espansione e la crescita è confermata da tutti i principali software di monitoraggio del settore. Cosa pensa a riguardo e in che modo la sua azienda si sta muovendo per la progettazione di CER?
Come azienda, stiamo guardando con grande interesse le CER come un ottimo strumento sia per piccole che grandi comunità; ma, anche per le CER, in Italia la burocrazia è imperante e sta creando molti rallentamenti. Restano comunque, a mio avviso, una fonte di investimento molto concreta; ma le regole sono davvero complicate e cervellotiche.
Ephowi si rivolge principalmente ad investitori. Il solare rappresenta un modello di investimento “alternativo” e valido per gli investitori privati? Perché consiglierebbe di investire nel fotovoltaico?
Le nostre autorizzazioni negli anni sono state già vendute a piccoli e medi investitori. Ci rivolgiamo anche ad investitori che abitualmente operano con prodotti finanziari offerti dalle banche e che intendano optare per un investimento che può valere un rendimento nel tempo. L'investimento fotovoltaico per quanto oneroso è un'ottima alternativa a quelli che sono gli investimenti finanziari. Per due motivi principali. Il primo è che si investe realmente in un prodotto che produce energia da fonti rinnovabili; il secondo è che si investe in qualcosa di realmente operativo. Si partecipa quotidianamente a qualcosa che fa crescere la collettività e che serve al paese Italia invece di guadagnare tenendo semplicemente i soldi in banca. Per un investitore, anche di piccole dimensioni, puntare su un impianto fotovoltaico è la cosa più sicura. Ovviamente avvalendosi di partners qualificati che abbiano esperienze pluriennali e che siano capaci di guidarlo in investimenti di questo tipo. Un investimento in un impianto da 1 megawatt per un investitore di medie dimensioni è come un prodotto finanziario con la differenza che produce energia. In questo modo chi investe partecipa attivamente alla rivoluzione green. Ed è questa la chiave vincente dell'investimento. Si punta, naturalmente, al profitto economico; ma si arriva al profitto collettivo perché dall'erogazione di energia pulita, tutti traggono beneficio. Stiamo anche procedendo con la realizzazione di un prodotto di natura più finanziario che permetterà anche al piccolissimo risparmiatore di poter partecipare alla creazione di un impianto fotovoltaico. Sarà un qualcosa di assolutamente innovativo sia dal punto di vista finanziario che tecnico e che presenteremo a breve. Io auspico che sempre più piccoli, medi e grandi risparmiatori vogliano realmente investire nella realizzazione di un impianto fotovoltaico.
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