Il quotidiano La Stampa ha pubblicato ieri un'intervista a Barbara Lezzi, in cui il ministro per il Mezzogiorno fa alcune affermazioni a dir poco bizzarre sul gasdotto TAP. La più clamorosa è probabilmente quando Lezzi afferma: “è bene ricordare che TAP è partecipata dalla russa Gazprom”. Una circostanza che non trova conferma né sul sito né nelle comunicazioni ufficiali della società omonima che promuove il progetto, stando ai quali gli azionisti sono BP (20%), SOCAR (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%) e Axpo (5%). L'acquisizione da parte del monopolista dell'export russo di gas di una partecipazione in TAP sarebbe certo notizia delle più clamorose. Peccato che non se ne abbia alcun riscontro. Come è un peccato che l'intervistatore la faccia passare senza richieste di chiarimento. Nessun commento anche all'affermazione di Lezzi – che sull'opposizione al TAP a livello locale ha costruito una parte importante della sua fortuna politica – secondo cui “il 90 per cento del gas portato da TAP andrà venduto al resto d' Europa”. Altro fatto tutt'altro che scontato, a dire il meno. Forse il ministro ha informazioni riservate sulle intenzioni commerciali degli shipper che useranno il gasdotto ma anche in questo caso al lettore non è dato di approfondirlo. Terza affermazione da salto sulla sedia: “la TAP coprirebbe il 2 per cento del fabbisogno nazionale”. La prima fase del gasdotto porterà in Italia a regime 8 miliardi di mc, pari circa a un 10,5% dei 75 mld mc consumati dall'Italia nel 2017. Anche qui di cosa parli il ministro non si capisce, né l'intervistatore glielo chiede. Un argomento complesso come il TAP, di non poco conto per la posizione energetica, economica e geopolitica italiana, meriterebbe assai più cura e attenzione. Invece viene usato (senza obiezioni neppure dalla grande stampa) per raccogliere facile consenso con le armi della disinformazione.