Notificato l'“Avviso di conclusione delle indagini preliminari”, emesso dalla Procura della Repubblica di Forlì nei confronti dei tre soggetti indagati, in concorso tra loro, per violazione dell'art. 46 del Testo Unico delle Accise, che punisce con la reclusione da 1 a 5 anni chiunque, al fine di sottrarre prodotto all'accertamento, altera o rimuove misuratori, sigilli, bolli o punzoni prescritti dall'amministrazione finanziaria.
Si tratta, informa una nota, del titolare di un distributore stradale, il titolare della società che lo riforniva e un dipendente di un'azienda addetta alla manutenzione delle colonnine.
Nel mese di novembre 2014 la Guardia di Finanza aveva posto i sigilli a tutto l'impianto di distribuzione, sequestrando la strumentazione necessaria ad alterare le numerazioni (schede di misurazione, totalizzatore, saldatore per stagno, trapano con fresa circolare, cavetto con batteria), oltre a documentazione contabile e due personal computer.
Dall'analisi degli hard disk e dei dispositivi di memoria, i militari hanno recuperato diversi files occultati, relativi alla contabilità parallela del distributore che venivano utilizzati per gestire il “nero”.
Il titolare del distributore e quello della società fornitrice di carburante sono stati rinviati a giudizio per aver sottratto all'accertamento ed al pagamento dell'accisa (art. 40 del Tua) un quantitativo di gasolio per autotrazione pari a 568.885 litri, violazione che prevede la pena della reclusione fino a 3 anni.
Al termine della verifica fiscale è stata contestata un'evasione pari a € 918.156 di ricavi non contabilizzati, € 276.117 di Iva e € 352.202 di accisa evasa legata alla cessione in frode di 568.685 litri di gasolio.
A testimonianza dell'efficace lavoro svolto dalla Guardia di Finanza, un mese dopo la chiusura della verifica il titolare del distributore già provvedeva preliminarmente a versare nelle casse dello Stato circa € 570.000.