Qualche settimana fa, a margine di un convegno, un giornalista di una testata online “gratuita” ha chiesto a una nostra collaboratrice perché per leggere le notizie della Staffetta bisognasse pagare un abbonamento, considerando anche la quantità di siti che offrono informazioni sull'energia. La questione, per quanto singolare, merita un commento.
Non esistono pasti gratis. Questo motto, caro agli economisti, vale anche per l'informazione. L'informazione indipendente costa. Dare notizie con tempestività, competenza e precisione è un lavoro a tempo pieno, soprattutto in un settore specialistico come quello dell'energia, in cui le grandi scelte di campo si traducono spesso in tecnicismi che bisogna spiegare e interpretare. Farlo senza avere interessi da difendere, come è il caso della nostra testata e del nostro editore, ha un costo e comporta scelte a volte dolorose. Dietro le notizie “gratuite” c'è sempre qualcuno che paga, in modo più o meno trasparente, a seconda dei casi.
Questo non vuol dire che siamo più bravi, ma semplicemente che facciamo un lavoro diverso da chi fa comunicazione, attività politica o lobby.
Le attività di lobby, se condotte con trasparenza, sono assolutamente rispettabili e anzi necessarie. Ne è un esempio lampante il dibattito sulle trivellazioni. Sulla questione non esiste una verità assoluta. Hanno molta eco sulla stampa, soprattutto locale, le posizioni dei “no triv”, mentre i rappresentanti dei “sì triv” hanno spesso preferito il basso profilo e l'azione di lobby “sottotraccia”. Una tattica che, per quanto discutibile, poteva pagare in passato ma che ha perso qualsiasi validità ora che (fortunatamente) è aumentata la consapevolezza e la sensibilità sui temi energetici e ambientali. E infatti ultimamente qualcosa sta cambiando: ne sono esempio le iniziative di Assomineraria (v. Staffetta 20/03) come – ultima in ordine di tempo – la pubblicazione del rapporto “No 2.0”, iniziativa di due società di comunicazione aziendale che si presentano esplicitamente come tali e che, anzi, si sono schierate esplicitamente a favore di interventi per regolamentare le attività di lobby (v. Staffetta 11/02).
Le pressioni degli interessi economici e politici sulla stampa sono da sempre e in ogni campo molto forti. Altrettanto forte è il bisogno che la stampa ha di finanziamenti per continuare a svolgere il proprio ruolo e a farlo in modo indipendente. Il New York Times ha affrontato la questione, tra l'altro, avviando da meno di un anno un nuovo servizio in cui ospita, tra le opinioni del giornale, il “native advertising” cioè contenuti editoriali pagati dalle aziende per presentare e spiegare il proprio punto di vista. Se si prova a copiare il testo di un articolo sull'edizione online del Financial Times, appare un avviso che ricorda che ”il giornalismo di qualità richiede risorse”.
Quanto all'attività politica, non vogliamo certo mettere in dubbio il suo ruolo primario nella società e nel perseguimento del bene comune. Sempre più numerosi sono, ad esempio, i sostenitori delle energie rinnovabili. Accade però spesso che le testate “di riferimento” siano controllate da società o associazioni che hanno interessi diretti o indiretti nel settore, o che portano avanti un determinata visione politico/ideologica.
E come la politica ha il proprio importantissimo ruolo e i propri canoni, lo stesso deve dirsi per il giornalismo e l'informazione libera.
La richiesta di informazione nei settori dell'energia è in continuo aumento. La questione energetica è ormai considerata un affare che riguarda i singoli cittadini. Ed è quindi normale e anzi opportuno che le fonti di informazione siano sempre più numerose. Una proliferazione che non deve però far dimenticare il confine tra informazione e comunicazione politica, istituzionale o aziendale. È necessario in altri termini sapere se chi scrive ha interessi nel settore, di tipo economico, politico o ideologico. Come è bene sapere come faccia a campare chi pubblica notizie gratuite su internet.
Questa testata vive grazie agli abbonamenti e alla pubblicità, senza contributi pubblici, e il nostro editore non ha interessi nel settore. Qui alla Staffetta abbiamo sempre tenuto nettamente distinte le notizie dalle opinioni. E per quanto le opinioni siano importanti nel dibattito e siano anche per questo molto apprezzate dai nostri lettori, la prima cosa sono le notizie, date con precisione, completezza e puntualità. Soprattutto in un tempo in cui le bufale, per le possibilità date dalle tecnologie digitali, per la mancanza di verifica da parte delle testate giornalistiche “storiche” e per una generale tendenza alla paranoia, sono divenute moneta corrente.