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Politica energetica nazionale
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Fotovoltaico e agricoltura, domande in attesa di risposta

Numeri e interessi in vista delle audizioni della prossima settimana

La prossima settimana dovrebbero svolgersi in Senato le audizioni sul DL Agricoltura. Il 12 giugno, subito dopo le elezioni europee, saranno depositati gli emendamenti.

Siccome gli interessi in gioco sono molto forti e gli animi surriscaldati, è necessario puntualizzare quali sono le questioni aperte, le domande cui i soggetti interessati devono dare una risposta e, di conseguenza, i punti su cui il legislatore deve intervenire.

Il tutto, ovviamente, a partire dai dati. Perché se è vero che è relativamente “poca” la superficie agricola che andrebbe messa a disposizione del fotovoltaico per raggiungere gli obiettivi sul clima al 2030, è altrettanto vero che le cifre che girano (0,6%...) sono pure astrazioni e nascondono una serie di problemi.

Proviamo a elencarli con una serie di domande.

C'è un problema di prezzi dei terreni agricoli? I terreni industriali (o comunque compromessi) costano di più di quelli agricoli, per realizzare impianti fotovoltaici? E la crescita della domanda di terreni agricoli a scopi energetici ha fatto aumentare i prezzi, finendo per danneggiare chi svolge l'attività agricola? Se sì, in che misura?

Cosa vuol dire aree marginali? Che tipo di terreni sono andati effettivamente a sostituire gli impianti fotovoltaici installati negli ultimi anni? Hanno soppiantato attività agricole? Se sì, quali? Per quali estensioni? E cosa andremo a sostituire in futuro, per raggiungere gli impegnativi obiettivi al 2030 e al 2050?

C'è un problema di conflitto tra i contributi europei ai coltivatori garantiti dalla Pac (Politica agricola comune) e la realizzazione di impianti fotovoltaici? Cioè, se io coltivatore guadagno “troppo” dalla produzione elettrica non posso più ricevere gli incentivi Pac? Come posso conciliare le due entrate?

C'è, in generale, un problema di “bolla”, cioè di aumento degli affitti dei terreni, di corsa alle autorizzazioni, di surriscaldamento del mercato secondario dei progetti e delle autorizzazioni?

Cosa si intende per agrivoltaico? Cosa si intende per agrivoltaico avanzato? Cosa si intende per agrivoltaico interfilare? Cosa è permesso e cosa no sulla base del decreto-legge?

Per partire dai numeri sarebbe opportuno ascoltare – come ha provato a fare la Staffetta nei giorni scorsi – chi quei numeri deve raccoglierli ed elaborarli per legge: Istat, Crea, Ispra, Sian (Sistema informativo agricolo nazionale) e Gse.

Dal punto di vista strettamente giuridico i punti oscuri del testo sono molti (v. Staffetta 20/05), come pure nella definizione delle deroghe e del periodo transitorio. Tanto che è legittimo sospettare che non ci sia stata una seria istruttoria prima della definizione del provvedimento. E che, una volta portato a casa il segnale elettorale l'obiettivo non dichiarato sia di delegare la questione alla giustizia amministrativa.

Molte regioni – da ultimo Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna – hanno legiferato sulle aree idonee nelle more dell'adozione del DM Mase. Il ministro Pichetto e la presidente Todde si sono incontrati in settimana. C'è stata convergenza, hanno dichiarato entrambi, come riportato dalla Staffetta subito dopo l'incontro. È quindi possibile, oltre che auspicabile, che dal punto di vista del quadro normativo generale la partita possa chiudersi in tempi relativamente rapidi.

È urgente ora che il settore energetico faccia uno sforzo ulteriore di elaborazione. Negli ultimi anni c'è stato o no un forte aumento di impianti a terra realizzati in zone già utilizzate come seminativi o vigneti, come sembrano suggerire i numeri preliminari di Ispra (v. Staffetta 17/05)? E quanti dei progetti oggi catalogati come “agrivoltaici” prevedono un'effettiva attività agricola e non poco più di una sua parvenza, come sembra emergere in alcuni casi?

Insomma, più in generale, si è capito che non basta essere dalla “parte giusta” per far funzionare le cose? Si è capito che servono argomenti un po' più articolati rispetto a “basta lo 0,6% delle superfici agricole” o “così mettiamo a rischio gli obiettivi al 2030”? Si è capito che qualche compromesso va trovato tra lo “scacco matto alle rinnovabili” e la possibilità di avere una Pas in una settimana per un impianto da 10 MW? Si è capito insomma che gli interessi vanno contemperati, soprattutto considerando che siamo di fronte a un cambiamento di paradigma nella produzione elettrica, e non a una banale sostituzione di un pezzo di ricambio?

Nel 2011, tra Conto energia e Salva Alcoa, le pressioni del settore fecero corto circuito con gli obiettivi europei al 2020 e la scarsa attenzione (quanto meno) del legislatore: il risultato fu che si scassò il meccanismo, facendo sballare i conti in bolletta. Ne seguì il blocco totale del settore per anni. Questa è la posta in gioco.



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