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Leggi e Atti Amministrativi

di GCA

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Come tutelare i tutelati all'uscita dalla tutela

All'ultima curva dell'iter di approvazione del ddl Concorrenza

Leggi e Atti Amministrativi

La fine della “sede vacante” a Via Veneto rimuove una delle scuse addotte per sospendere nelle ultime settimane l'iter di approvazione del disegno di legge sulla Concorrenza che prima delle dimissioni del ministro Guidi e l'assunzione dell'interim da parte del Presidente del Consiglio sembrava arrivato “all'ultima curva”. Con una serie di questioni importanti rimaste aperte, tra cui quella di come regolare la fine della tutela e la liberalizzazione completa del mercato elettrico a quindici anni dal suo avvio. Fissandone definitivamente la data e stabilendo le modalità con cui i clienti, che ancora godono di questo regime e che sono tra l'altro in netta maggioranza, dovranno passare al mercato libero senza più alcuna tutela di prezzo da parte dell'Autorità dell'energia. La data è importante, l'orientamento è per l'inizio del 2018, perché l'operazione comporta, comunque si decida di vararla e realizzarla, una complessa preparazione e una adeguata campagna di informazione che, per essere seria ed efficace, dovrebbe durare almeno un intero anno.

Se viene meno, infatti, la tutela del prezzo nei confronti del cliente che non è ancora passato al mercato libero, non viene meno, anzi si accresce, l'esigenza di garantire a tutti i clienti dell'attuale e futuro mercato libero di essere tutelati sul piano della concorrenza. Chiamando in causa direttamente l'Antitrust. Perché, malgrado la liberalizzazione, in Italia il mercato finale dell'elettricità è rimasto molto concentrato, in mano prevalentemente dell'incumbent, l'Enel, e di pochi altri operatori. E una delle previsioni più accreditate sulla fine della tutela è che i clienti tutelati tenderanno a restare fedeli all'attuale fornitore, vanificando, con quello che viene definito non a caso “effetto trascinamento”, uno degli obiettivi del venir meno della tutela: l'allargamento cioè della platea dei fornitori finali, rafforzando paradossalmente quelle che in un mercato tutto libero resterebbero a tutti gli effetti posizioni dominanti.

Una situazione di cui, rebus sic stantibus, non avrebbero colpa né il trascinato né il trascinatore. In quanto non sarebbe frutto di un accanimento competitivo da parte del secondo nei confronti del primo. Solo un dato di fatto, legato al normale rapporto di fidelizzazione che si crea tra cliente e fornitore, e non solo nel mercato dell'elettricità, quando non ci siano motivi seri per interromperlo: un rapporto nato e rafforzato nel caso dell'incumbent negli anni del monopolio, che crea nel cliente una naturale inerzia a cambiare cavallo, anche se sul mercato e sulla carta ci potrebbero essere offerte più accattivanti, con, a volte, una vera e propria insofferenza nei confronti di chi, attraverso il cosiddetto teleselling, insiste perché esca dal mercato tutelato e scelga un altro fornitore.

Un dato di fatto appunto, che tuttavia è giusto affrontare per trovare rimedi capaci di ridimensionarlo. Rispettando però, sempre e comunque, la libertà di scelta del cliente. Altrimenti la cura rischia di essere peggiore del male. Tenuto conto fra l'altro che già di per sé la fine dei vantaggi assicurati dal mercato di maggior tutela, per definizione pensato e disegnato per garantire il cliente nella fase di avvio del mercato, è uno di questi rimedi. Purché, conditio sine qua non, il cliente sia correttamente informato nel corso della fase di preparazione e di avvio dell'operazione dei benefici che verranno a mancargli e dei nuovi di cui potrà usufruire. Diventando a tutti gli effetti un vero “cliente idoneo” (quello che la Staffetta scelse come Uomo dell'anno nell'ormai lontano 1999) capace di riflettere, raccogliere i necessari elementi di giudizio e, infine, decidere

Va in questa direzione, di accompagnare e condurre per mano il cliente nel percorso di uscita dal mercato tutelato, quella che è stata chiamata da parte dell'Autorità dell'energia la “tutela simile”, una fase transitoria tra il mercato tutelato e il mercato libero con un'offerta destinata a diventare sempre meno conveniente, fino a diventare un'offerta come le altre nel mercato libero (v. Staffetta 14/03). Un meccanismo che, peraltro, per la sua complessità e transitorierà (dovrebbe durare un anno) rischia di non fare in tempo ad essere apprezzata dal cliente. Non sembra invece andare in questa direzione il ricorso al sistema quanto mai macchinoso delle aste, soprattutto perché, nella misura in cui venisse imposta, non rispetterebbe la libera scelta del cliente. Ancor più se dovesse prevalere l'ipotesi di penalizzare in qualche modo chi non sceglie (v. Staffetta 11/05). A prescindere dal fatto che è già stato etichettato come un sistema favorevole ai produttori vogliosi per ragioni le più diverse di entrare in un mercato non più regolato e carico quindi, oltre che di opportunità, anche di insidie,

Di tutt'altra scuola di pensiero, l'ipotesi, anch'essa qui ventilata (v. Staffetta 25/09/15), di imporre un tetto alla quota di mercato dei fornitori finali, al di sopra del quale scatterebbero le condizioni per configurare una posizione dominante perseguibile come tale da parte dell'Antitrust. Tetto in cui rientrare in un ragionevole periodo di tempo, incoraggiando il fornitore a disfarsi in piena trasparenza di fette di mercato, cioè di pacchetti di clienti, operazione che farebbe venir meno in modo indolore il rapporto di fidelizzazione che oggi porta all'effetto trascinamento.

Come si vede, ogni ipotesi contiene in se tempi di avvio e di realizzazione differenti e pure costi e benefici differenti. Al punto che, può sembrare un paradosso ma non lo è, indicare come soluzione più semplice quella di puntare tutto su un'informazione ampia, dettagliata e diffusa, programmata in un congruo periodo di tempo. Per verificare a posteriori la sua riuscita e solo a quel punto, ove i risultati lasciassero a desiderare, per pensare a possibili aggiustamenti in corso d'opera. Con una forte apertura di credito alla capacità del cliente, opportunamente informato, di decidere per il meglio. In base al principio che si dovrebbe uscire dall'attuale tutela non per essere meno tutelati. Anzi.



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